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Lidia Bramani, Mozart massone e rivoluzionario, Bruno Mondadori, Milano 2005, pp. 495, Euro 30.

Il libro, scritto da una musicologa-grecista, trabocca di passione della ragione: un ossimoro prezioso che, nonostante l’erudizione, l’acribia e i tecnicismi dell’analisi delle partiture delle opere teatrali del grande salisburghese, comunica al lettore una rivitalizzante freschezza.

In antitesi con l’immagine stereotipata del genio-fanciullo, indifferente a tutto quello che non fosse musica, da questo studio emerge la figura di un uomo colto, profondamente consapevole della temperie politica e filosofica dell’epoca, anche se il suo è un modo di essere che, a volte, ha i tratti del Briccone Divino.

Gli strumenti di lavoro della Bramani sono, oltre all’esegesi penetrante e coltissima delle partiture e dei libretti (Il Ratto del Serraglio, Le Nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte, Il Flauto Magico e La Clemenza di Tito), l’esame della relativamente ricca e selezionata biblioteca del compositore, dei molti volumi del suo epistolario e soprattutto delle notizie sulla cerchia massonica e rosacrociana cui egli fu strettamente legato per gran parte della sua breve vita.

Nel pensiero massonico di fine Settecento confluivano teorie alchimistiche, ideali della classicità greco-romana, concezioni etiche di lealtà e garantismo giuridico, valori libertari e protofemministi, idee di tolleranza e di pacifismo, apologia del perdono, volontà di influenzare in senso liberale gli esponenti del dispotismo illuminato, quali soprattutto Giuseppe II e Leopoldo II.

A partire dagli anni dell’iniziazione massonica, Mozart entra in contatto, a quindici anni, con esponenti dell’élite intellettuale del tempo, come Mesmer, Wieland, Ziegenhagen, Diderot e si avvicina alle opere di Beaumarchais, di Voltaire, dell’amato Shakespeare, di Metastasio, diventando progressivamente consapevole del grande progetto illuministico-libertario dell’utopia massonica, condivisa da spiriti magni come Goethe e da intellettuali di punta come Born e van Swieten.

La concezione della morte ("rassicurante e confortante" e "migliore amica dell’uomo", come scrive al padre nel 1787) è centrale nel pensiero mozartiano, in cui è importante il làscito massonico del pensiero di Giordano Bruno, combinato con le idee di libertà erotica svincolata dalla fedeltà coniugale, derivanti da Ovidio, e con quelle di un’etica laica, autonoma rispetto al moralismo asfissiante delle Chiese, sempre impegnate a confiscare etica, metafisica e ogni idea del sacro, su cui esercitano una sorta di diritto di proprietà.

Altro elemento delle teorie massoniche, importante per la formazione di Mozart, è il significato alchemico dei movimenti di simpatia e di antipatia nelle vite degli individui che, alla pari degli elementi, s’incontrano e si combinano secondo quelle affinità elettive analizzate dal grande Goethe, ma tratteggiate prima di lui da Mozart nel Così fan tutte.

La crittografia musicale di Mozart copre tutti i registri, da quello comico-grottesco a quello sentimentale fino a quello tragico. Ma assieme all’espressione musicale è cruciale anche quella letteraria, poiché il compositore sceglie autonomamente i libretti e ne segue passo per passo la composizione. Oltre a conoscere il francese e il latino, egli scriveva e parlava perfettamente in italiano ed era perfettamente consapevole della carica ironica e dei sottintesi politici di frasi come "Se vuol ballare signor contino", di Figaro, o "La nobiltà ha dipinta negli occhi l’onestà", di Don Giovanni.

Straordinaria in Mozart è comunque la capacità di esprimere con i soli mezzi musicali l’essenza profonda dei moti dell’animo: dalla sensualità androgina di Cherubino, alla polivalenza amorosa maschile e soprattutto femminile del Così fan tutte, alla dialettica del confronto di classe nel Don Giovanni, al processo dell’iniziazione mistica del Flauto Magico, alla profonda e commovente religiosità del Requiem, al sogno dell’equità politica nel disegno astratto de La Clemenza di Tito, ultima delle sue opere.

Come già detto, vi era in Mozart una profonda consapevolezza politica sul proprio tempo, fin da quando aveva scelto la carriera del musicista indipendente, rifiutando la condizione di servitore del principe-arcivescovo Colloredo e ricevendo dall’ignobile conte Arco, come buonuscita, una pedata nel sedere. Anche se molti dei suoi confratelli massoni erano degli aristocratici, nella sua personale utopia egli auspicava una società senza classi, una legge uguale per tutti, un rifiuto della guerra in un regno dello spirito confortato dalle gioie della vita.

Non è possibile, nello spazio ridotto di una breve recensione, dare conto adeguato della gran quantità di notizie, idee, interpretazioni, analisi e sintesi presentate dalla poliedrica autrice che, parlando di Mozart, offre in realtà uno spaccato significativo del mondo della seconda metà del XVIII secolo. Per lei, due sono gli aspetti necessari per avvicinare l’estetica mozartiana e cioè " l’assimilazione, da parte della tradizione alchemica confluita nel background massonico, di opere di filosofi come Giordano Bruno o Jakob Böhme" e "il reciproco stimolo tra alchimia e romanzi utopistici del Seicento".

Mozart condivide appieno le idee sulla "psicosomatica" dell’amico medico Mesmer, per cui corpo e spirito sono un tutto unico e rimedio sovrano per i mali è, più che i medicamenti, la tranquillità dello spirito.

Questo tema compare, per esempio, nel Così fan tutte. In quest’opera vi è un trattamento medico con calamita, secondo le tecniche terapeutiche di "magnetizzazione" usate da Mesmer che, nel 1783, aveva fondato in Francia una Societé de l’Harmonie, esponendo tesi che precorrevano importanti sviluppi della psichiatria moderna, o propugnando l’uso di pratiche alternative di trattamento dei malati di mente, come la musicoterapia.

Il ricchissimo apparato di note e di riferimenti permette al lettore di verificare citazioni, testi stampati o manoscritti che sorreggono le congetture dell’autrice a cui occorre essere veramente grati perché ci ha regalato, in questo cupo momento storico, motivi di riflessione che possono aiutare a non disperare.

Gli ideali mozartiani di libertà, eguaglianza, fraternità, pacifismo e gioia di vivere sembrano oggi sopraffatti da una mentalità da parvenus, obnubilati da un potere conquistato con l’inganno, in un quadro anche più reazionario di quello che caratterizzò la Restaurazione.

Un grande merito di questo libro è di aver indicato, come possibile àncora di salvezza per scampare ai mali del presente, lo studio, la ricerca seria e l’esercizio della coscienza critica: con onestà intellettuale e sulla base di una vera postura etica.

Lauro Galzigna

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