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Albrecht Hirschmüller (a cura di), Ellen West - Eine Patientin Ludwig Binswangers zwischen Kreativität und destruktivem Leiden (Ellen West - Una paziente di Ludwig Binswanger fra creatività e sofferenza distruttiva), Asanger Verlag, Heidelberg, Kröning 2003 (contributi di Albrecht Hirschmüller, Klaus Hoffmann, Alice Holzhey-Kunz, Naamah Akavia, Katrien Libbrecht, Liliale Studer, Burkhard Scheible e Michael Günter)

Dal 4 al 6 ottobre 2002 l'Archivio Universitario di Tübingen ha ospitato un convegno internazionale dal titolo "Psichiatria nella clinica Bellevue di Binswanger. Diagnostica, terapia, rapporto medico-paziente". La prima parte del convegno era dedicata alle attività della clinica sotto la guida del fondatore Ludwig Binswanger sen. (1820-1880) e del figlio Robert (1850-1910). La seconda parte orbitava intorno alla vicenda di una paziente di Ludwig Binswanger jun. (1881-1966): Ellen West, un caso che divenne paradigmatico per la Daseinsanalyse.

Questo volume raccoglie gli atti del convegno di Tübingen dedicati al caso Ellen West. Si tratta di contributi eterogenei che cercano di ricostruire la storia clinica ma anche la storia di vita di Ellen West interrogando, oltre che il testo a stampa, anche la memoria istituzionale ed alcuni materiali inediti: il dossier medico, i diari di Binswanger, il lascito di Ellen West e del marito. Il denominatore comune di questi contributi, che si riferiscono direttamente o indirettamente alla vicenda di Ellen West, è infatti la consapevolezza che il suo destino possa essere svelato e descritto soltanto attraverso un discorso di natura mista, cioè attraverso la saldatura tra diversi percorsi analitici: quello sul testo a stampa, quello sull’archivio e quello sulla voce del soggetto stesso. Queste tre fonti rappresentano, anche se non da sole, il rilievo topografico di quel paesaggio complesso e mutevole che è stata la storia di vita del soggetto che noi chiamiamo Ellen West.

L'intervento più significativo da questo punto di vista è certamente il saggio introduttivo di Albrecht Hirschmüller (Ellen West: Drei Therapien und ihr Versagen), neurologo, psicoterapeuta, storico della psichiatria e collaboratore scientifico dell'Institut für Ethik und Geschichte der Medizin dell'Università di Tübingen. Con tutto il rigore proprio delle edizioni storico-critiche, il curatore del libro propone al lettore le principali fonti che costituiscono il presupposto per la comprensione degli interventi successivi. La prima parte di questo contributo riassume infatti i dati che abbiamo a disposizione a partire dalla pubblicazione scientifica, cioè dal saggio di Binswanger [Der Fall Ellen West, eine anthropologisch-klinische Studie. Schweizer Archiv für Neurologie und Psychiatrie, vol 53 (1944), p. 255-277; vol 54 (1944), p. 69-117; vol 55 (1945) p. 16-40. Ristampa in Schizophrenie, Neske, Pfullingen 1957, p. 57-188 e in Ausgewählte Werke, vol 4. Der Mensch in der Psychiatrie, a cura di Alice Holzhey-Kunz, Roland Asanger Verlag, Heidelberg 1994, p. 73-235]. La seconda parte presenta invece materiali inediti tratti dalla cartella clinica, che dovrebbero gettare nuova luce sulle pratiche terapeutiche: il dossier medico del Bellevue, che contiene l'anamnesi; la tabella giornaliera e la tabella del peso; un manoscritto incompiuto della paziente risalente al 1908; un manoscritto compilato dal marito con note aggiuntive alla biografia e i resoconti dei sogni della paziente; 8 lettere del marito, 2 lettere della madre e 8 lettere di altri medici. Mancano gli appunti di Ludwig Binswanger e una descrizione del decorso al Bellevue. La terza parte fa infine parlare i soggetti direttamente coinvolti: la paziente, il marito e i medici. Anche in questa circostanza si tratta di materiale inedito tratto dal lascito di Ellen e Karl West, composto da un libro rilegato (552 pagine) con estratti da lettere e diari; una storia della malattia ricostruita dal marito durante il soggiorno a Kreuzlingen; 44 pagine dattiloscritte e un più breve scritto autobiografico di Ellen West dal titolo Geschichte einer Nevrose (1920); un plico di lettere di condoglianze compresa quella di Binswanger; diari di Ellen West e del marito compilati durante la terapia che riportano alcuni sogni, i loro tentativi di interpretazione e quelli degli analisti e le reazioni a ogni colloquio. A questi documenti si aggiungono alcune centinaia di lettere, il testamento, diplomi, agende e ricettari, fotografie e un ritratto di Ellen West. L'ultima parte di questo saggio introduttivo è dedicata alla riflessione sugli interrogativi che questi nuovi documenti dovrebbero stimolare e se questi costituiscano un effettivo contributo alla comprensione del processo diagnostico e all'interpretazione della storia clinica. Hirschmüller si concentra prevalentemente sui processi di transfert e di contro-transfert e sui motivi del fallimento di tutte le terapie: da quella con Victor Emil von Gebsattel (febbraio-agosto 1920) a quella con Hans von Hattingberg (ottobre-dicembre 1920) fino a quella presso la clinica Bellevue (gennaio-marzo 1921). In particolare Hirschmüller si domanda se "il decorso della malattia, il trattamento e il processo diagnostico abbiano avuto a che fare con il transfert e come il rapporto medico-paziente abbia influenzato la diagnosi e la comprensione teorica".

Al fine di completare il quadro dell'intero percorso terapeutico di Ellen West, Burkhard Scheible (Victor Emil von Gebsattel — der erste Analytiker von Ellen West), assistente medico a Tübingen, ci fornisce uno scorcio biografico-scientfico su questa figura importante non solo per la vicenda di Ellen West, ma anche per la storia della psichiatria in generale.

Per fornire ulteriori strumenti a un'analisi comparativa delle diverse strategie terapeutiche, Klaus Hoffmann (Ludwig Binswanger und die Daseinsanalyse), psichiatra e analista, propone un'introduzione critica all'opera di Ludwig Binswanger, al divenire della Daseinsanalyse e ai suoi rapporti con altri approcci psicoterapeutici.

La ricostruzione di questa vicenda umana permette agli interventi successivi di gettare luce anche sull'assetto teorico della Daseinsanalyse come scienza e di verificarne l’effettiva riverberazione sulla prassi psichiatrica, cioè l’articolazione tra l’innovazione concettuale di questo sapere e la sua assunzione entro le pratiche terapeutiche.

In questa prospettiva Naamah Akavia, studentessa di Tel Aviv, contribuisce al volume con un saggio dal titolo Binswanger's Theory of Therapy: The Philosophical and Historical Context of "The Case of Ellen West". In questo intervento, fra i più interessanti della raccolta, la giovane studiosa focalizza l'attenzione sull’incontro concreto con la paziente, cercando di costruire un quadro che chiarisca se esistano e quali siano le connessioni fra la Daseinsanalyse e il discorso clinico-applicativo: se questa disciplina sia rimasta prigioniera delle sue originarie fondazioni filosofiche e dunque priva di conseguenze significative sulla prassi e se sia possibile fondare una terapia sulla filosofia esistenziale. Il metodo fenomenologico della Daseinsanalyse sarebbe, secondo la Akavia, una rappresentazione ideale di una metodologia incompatibile con qualsiasi strategia terapeutica.

Alice Holzhey-Kunz (Ellen West: Binswangers dasinsanalytische Deutung in daseinsanalyischer Kritik), presidente della società svizzera di Daseinsanalyse e curatrice delle opere di Binswanger, ci presenta una rivalutazione critica del caso Ellen West a partire dalle posizioni daseinanalitiche attuali e dalla filosofia heideggeriana (già Naamah Akavia, nel suo contributo, aveva trattato il tema del suicidio alla luce dei concetti di "progetto di mondo" e di "autenticità"). La Holzhey-Kunz sostiene inoltre che Binswanger abbia confuso la comprensione ermeneutica del "senso" (come sensato-comprensibile) con quella normativa (come sensato o insensato) e che di conseguenza abbia trascurato la prima rispetto alla seconda.

Katrien Libbrecht (The Diagnostic Value(s) of the historical case-study of Ellen West), psicologa clinica e psicoterapeuta, insiste sulla necessità di storicizzare tutti I fattori e le dinamiche complesse che caratterizzano il "caso Ellen West".

Sempre all'interno di un tentativo di contestualizzare ma anche di attualizzare il discorso binswangeriano, si inscrive il contributo di Liliane Studer (Schriftstellerin oder Anorektikerin? Ellen West im Spannungsfeld von eigenen Wünschen und gesellschaftlichen Erwartungen), studiosa di letteratura a Berna. In questo saggio la Studer restinge l'obbiettivo sull'attività letteraria di Ellen West focalizzando l'attenzione sulla comprensione della sintomatologia a partire dal concetto di anoressia nervosa. Il suo intento è quello di mettere in risalto la persona e non la paziente Ellen West.

Un'ulteriore radicalizzazione di questo processo che tende a rendere attuale questo caso, è rappresentata dall'intervento di Michael Günther ("Was bedeutet das furchtbare Gefühl der Leere?" Ellen Wests Erkrankung: Polymorphe Form der Schizophrenia simplex oder Borderline-Persönlichkeitsstörung), psichiatra, che ci propone una nuova diagnosi: Ellen West verrebbe oggi, a suo parere, definita, indipendentemente dalla sintomatologia legata all'anoressia, come personalità borderline.

Più che giungere a risultati definitivi, questa incoraggiante collettanea offre numerose angolazioni interpretative, tutte tendenti al recupero della soggettività del paziente psichiatrico. Tale recupero, reso possibile soltanto da una totale integrazione delle fonti, degli strumenti e delle metodologie di ricerca, può favorire il superamento della scissione soggetto-oggetto in psichiatria; si tratta di un proposito espresso da Ludwig Binswanger in modo esplicito e programmatico anche in Der Fall Ellen West: "Ellen West deve essere apparsa al lettore non soltanto come oggetto di interesse, ma deve essergli andata incontro come un Tu".

CHANTAL MARAZIA

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