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ERMENEUTICA VERSUS CONCEZIONE SCIENTIFICA DELLA PSICOANALISI: UNO SFORZO INUTILE DI STABILIRE UNA VIA MEDIA PER LE SCIENZE UMANE

Adolf Grünbaum

University of Pittsburgh

(Presented as an invited paper at the International Conference to Mark the 25th Anniversary of the Vrije Universiteit Brussel, "Einstein Meets Magritte, an Interdisciplinary Reflection on Science, Nature, Human Action and Society," Brussels, Belgium, May 31, 1995. Published in D. Aerts, J. Broekaert, and E. Mathijs (eds.), Einstein Meets Magritte, an Interdisciplinary Reflection: The White Book of Einstein Meets Magritte. Dordrecht, The Netherlands: Kluwer Academic Publishers, 1999, pp. 219-239. Forthcoming in B.E. Babich (ed.), Hermeneutics and the Philosophy of Science, Van Gogh's Eyes, and God: The Array of Values, Visual Spaces, and Quantum Physics. Dordrecht, The Netherlands: Kluwer Academic Publishers.)

TRADUZIONE DI ALBERTINA SETA

V.Conclusioni

Ho desunto che è sempre fallace inferire un legame causale tra eventi tematicamente affini solo dalla loro parentela tematica. Tuttavia può accadere che, in certi casi, informazioni addizionali sostengano una tale inferenza. Come ho illustrato nel mio esempio del sogno di Agnes sulla Casa sulla Cascata, l'esistenza di una forte connessione tematica tra due eventi mentali, o due serie di tali eventi, non testimonia contro il fatto che possa esserci anche un legame causale tra loro. Così, sicuramente, Freud non potrebbe essere incolpato per avere asserito, in linea di massima, che alcuni eventi mentali possono essere legati sia tematicamente sia causalmente, malgrado egli sbagliasse nel proclamare il suo diritto di inferire il legame causale semplicemente da quello tematico.

Tuttavia, come ho fatto notare all'inizio, il filosofo e psichiatra tedesco Karl Jaspers (1974, p.91) muoveva un rimprovero a Freud: "Nell'opera di Freud noi abbiamo a che fare di fatto con una psicologia del significato e non con una spiegazione causale come Freud stesso pensava." Ma dal momento che la rilevanza causale è interamente compatibile con con l' affinità tematica o con la cosiddetta parentela di "significato", l'obiezione di Jaspers a Freud riposa qui su una pseudo-antitesi di "o...o.."(cfr. Grunbaum, 1984, pp.69-83). Pertanto, non vi è alcun merito nell'accusa di Jaspers a Freud di essere incorso in una "confusione di connessioni di significato con connessioni di causa" (Jaspers, 1974, p.91). Nè vi è alcuna garanzia della sua asserzione che la psicoanalisi di Freud sia stata viziata da un "equivoco su se stessa (p. 80)", un 'accusa condiscendente, quindi, ripetuta più in là da Ricoeur e Habermas, come abbiamo ricordato.

Quanto all'obiezione a questi filosofi, emerge precisamente dalla mia dimostrazione dei fallimenti inferenziali di Freud che egli diede molto, troppo peso esplicativo alle affinità tematiche, anzichè troppo poco come essi gli imputano. In verità, queste semplici "connessioni tematiche" non ci dicono nulla delle supposte motivazioni inconsce, o delle cause della formazione del sintomo, della genesi dei sogni, o della provenienza dei lapsus freudiani. Tuttavia, un tale rendiconto motivazionale è precisamente quanto la teoria psicoanalitica proclama di offrire.

Ho tratto una doppia morale per le scienze umane dalla mia argomentazione critica nei confronti di Freud e dei suoi critici ermeneuti: (1) Siamo attenti alle connessioni tematiche, ma guardiamoci ancor più dalle loro illusorie insidie causali; a fortiori.

(2) Le narrazioni piene di pure spiegazioni ermeneutiche di affinità tematiche sono esplicativamente sterili o fallimentari; nel migliore dei casi, esse hanno un valore letterario e di racconto, che potrebbe come non potrebbe essere utile; nel peggiore, esse sono semplici panzane mancanti sia di significato etiologico che terapeutico.

I compiacenti sermoni ermeneutici di Jaspers, Habermas, e Ricoeur contro presunti equivoci "scientisti" del ruolo dei significati non servono a nulla, a mio avviso, nella fruizione dell'impresa psicoanalitica, o di altre teorie esplicative della psicologia umana o della storia. Quello che essi tendono a fare, comunque, è incoraggiare un'ostilità ideologica contro il pensiero scientifico nelle scienze sociali e nella psicologia. Come ho arguito altrove ampiamente (Grunbaum, 1993, cap.4), dopo una considerevole cornucopia di connessioni tematiche brillantemente articolate, nel caso clinico di Freud dell'Uomo dei Topi, una etiologia validata delle ossessioni del paziente rimane profondamente oscura ancora oggi, a distanza di oltre ottant'anni. Lo stesso è per l'Uomo dei Lupi.

Ma questo non è tutto. Per quello che è il mio pensiero, vari volumi dimostrano che coloro che sposano la ricostruzione ermeneutica della psicoanalisi non hanno prodotto neanche una singola nuova ipotesi che dimostri la fecondità del loro approccio. Il loro è un ideologico, negativistico grido di battaglia che porta a un vicolo cieco. Dopo un po', bisogna che si dia una fine a tale pura sterilità.

Spesso, una nuova interpretazione o ricostruzione di una teoria, o un nuovo stile filosofico

-perfino quando è affetto da gravi errori, può, nonostante ciò, essere in qualche modo illuminante. Di conseguenza, mi dispiace dire che, per come io la vedo, la ricostruzione dicotomica della psicoanalisi e delle scienze umane o sociali da parte degli ermeneuti non ha aspetti di riscatto.

I filosofi ermeneutici hanno cercato di costringere la psicoanalisi nel letto di Procuste delle loro nozioni filosofiche preconcette sulle scienze umane. Per implementare questo programma, hanno posto interrogativi epistemologici semplicemente per degradare quegli aspetti del corpus freudiano che non si adattavano alle loro dottrine filosofiche precostituite. E, come ricetta normativa per le scienze umane in generale, il loro programma mi sembra assomigliare piuttosto a un' oscuramento.


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