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Vol.3 Issue 3 MARZO 1997

NALTREXONE

Alcune ricercatori hanno ipotizzato che gli oppioidi endogeni possano giocare un ruolo molto importante nella patogenesi dell'alcolismo. I risultati di alcune sperimentazioni hanno suggerito infatti che l'alcol, gli oppioidi endogeni e la dopamina interagiscano tra di loro nel cervello umano e che la somministrazione di antagonisti degli oppiodi come il naltrexone possa modificare questi equilibri producendo effetti vantaggiosi nella cura dell'alcolismo (Swift 1995). Come le anfetamine, la cocaina e gli oppiacei, l'alcol stimola l'attività motoria attivando i circuiti dopaminergici che, come e' noto, sono coinvolti anche nel determinare le risposte di gratificazione e piacere (il rewarding system degli autori anglosassoni). Attraverso studi di laboratorio e' stato possibile confermare questa ipotesi: la somministrazione acuta di alcol produce un aumento dell'attività delle vie dopaminergiche (Imperato e Di Chiara, 1986).
Inoltre altri esperimenti hanno evidenziato una iperattività del locus coeruelus in concomitanza con la comparsa dei sintomi da astinenza in pazienti affetti da dipendenza da sostanze (Aghajanian G., 1978; Olpe h. et al., 1983). L'alcol si dimostra dunque avere proprietà simili agli oppioidi endogeni e i ricercatori hanno ipotizzato che eventuali disregolazioni della produzione di oppioidi possa favorire l'instaurazione di una dipendenza dalle bevande con contenuto alcolico (Swift R.M., 1995).
Poiché e' stata osservato in laboratorio che l'aumento di oppioidi in concomitanza con l'assunzione di alcol e' di breve durata alcuni autori hanno considerato l'ipotesi che l'assunzione di alcol, provocando un aumento seppur breve e temporaneo di oppioidi, induca un rinforzo positivo e di fatto possa così instaurare una condizionamento (Swift R.M., 1995).
Tutte queste supposizioni hanno guidato la ricerca a provare farmaci antagonisti degli oppiacei. Volpicelli e collaboratori in uno studio in doppio cieco hanno testato l'efficacia del naltrexone versus placebo. Essi hanno trattato pazienti con dipendenza da alcol disintossicati con cinquanta milligrammi al giorno di naltrexone per via orale per un periodo di dodici settimane. Il naltrexone si e' rivelato capace di ridurre il tasso di ricadute (p=0.032) , di diminuire i giorni di potus (p=0.04) ed il craving (p=0.0127) (Volpicelli et al., 1992). In un altro studio O'Malley e collaboratori hanno sostanzialmente confermato i risultati di Volpicelli valutando l'efficacia di una terapia combinata con naltrexone e una psicoterapia supportiva (O'Malley et al., 1992).
Sempre Volpicelli e collaboratori in un recente esperimento hanno valutato l'efficacia della terapia farmacologica a base di naltrexone rispetto alle terapie psicosociali. Essi hanno potuto concludere che i pazienti che traevano maggior giovamento dalla somministrazione di naltrexone erano quelli con alti livelli di craving mentre a coloro i quali avevano maggiori problemi sociali (non coniugati, senza famiglia, disoccupati) ricevevano maggior beneficio dal trattamento psicosociale (Volpicelli et al., 1995).



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