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Vol.3 Issue 3 MARZO 1997

SSRI

La compulsione a bere e' considerato il problema centrale dell'alcolismo: dei nove criteri del DSM III-R per la diagnosi di Dipendenza da Sostanza Psicoattiva (per fare diagnosi ne bastano solo 3) almeno cinque sono associati alla compulsività (Janiri L. et al., 1996). L'evidenza che la compulsività del potus sia la causa di frequenti ricadute ha aperto la strada alla ricerca di farmacoterapie anticompulsive (Tempesta E. et al., 1991). Tra di esse la più battuta e' stata quella che riguarda i farmaci inibitori del reuptake della serotonina (SSRI).
Un ampio numero di studi ha dimostrato l'efficacia degli inibitori del reuptake della serotonina nell'attenuare l'assunzione di alcol in ratti resi alcol-dipendenti (Amit e Smith, 1992; Larwin et al., 1986). Inoltre altri studi condotti su pazienti alcolisti non astinenti hanno dimostrato che la fluoxetina e' in grado di diminuire il potus sin dalle prime fasi di trattamento (Naranjo et al., 1990; Naranjo et al., 1994). In uno studio condotto nel 1991 e' stato dimostrato che un trattamento di due mesi con fluoxetina pari a venti milligrammi al giorno era stato capace di ridurre significativamente la compulsività a bere bevande alcoliche riducendo sia la condotta potatoria sia il craving e che ciò era indipendente dagli effetti antidepressivo, ansiolitico ed antiastinenziale di questi farmaci (Tempesta E. et al., 1991).
Janiri e collaboratori hanno recentemente valutato l'effetto di una terapia con venti milligrammi di fluoxetina al giorno in cinquanta alcolisti che non bevevano bevande alcoliche da almeno sette giorni. Gli Autori della ricerca, pur non considerando il tasso di abbassamento del potus (i pazienti erano astinenti), hanno potuto realisticamente misurare una significativa diminuzione delle ricadute in una popolazione di alcolisti astinenti (Janiri et al., 1996).
In un altro studio e' stata testata l'efficacia del citalopram nel trattare pazienti con abuso d'alcol senza una vera e propria dipendenza: il citalopram si e' dimostrato in grado di diminuire la percentuale di giorni di potus e di incidere sulla quantità di alcol ingerito (Naranjo, 1987). Anche il buspirone, un parziale agonista della serotonina, si e' rivelato capace di ridurre il consumo di alcol, tuttavia i ricercatori che lo avevano testato erano giunti alla conclusione che il farmaco avesse avuto solo un effetto ansiolitico e che questo aveva inciso rimpiazzando l'effetto ansiolitico dell'alcol ma senza avere effetti sul craving, considerando anche che nella popolazione di alcolisti esaminata vi erano molti che assumevano alcol a scopo autoterapeutico (Kranzler et al., 1994). E proprio da queste ultime conclusioni traggono spunti alcuni ricercatori scettici sui reali benefici dell'uso di farmaci serotoninergici nell'alcol dipendenza: essi sostengono che i risultati incoraggianti delle molte ricerche condotte in queso campo sono da imputare agli effetti antidepressivo ed ansiolitico di questi farmaci, ma non ad una effettiva riduzione del craving (Volpicelli et al., 1995).



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