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6 - Conclusioni diagnostiche e sull'evoluzione

Ciò che si può certamente dire è che ci troviamo qui di fronte non ad un disturbo della personalità, ma ad una particolare struttura della personalità, che può essere definita nella classificazione Schneideriana come personalità inquieta, sul versante sensitivo, e nella classificazione di Kretschmer come struttura di personalità sensitiva, con aspetti in superficie stenici, ma in realtà vulnerabili e tendenzialmente fragili, con tendenza all'iperelaborazione dei vissuti e alla espansione di contenuti di valore sociale condiviso, in bilico tra rimuginazione ossessiva e proiezione. La situazione può essere meglio intravista e spiegata ritornando all'esame delle componenti psicodinamiche, che lasciano scorgere un trauma narcisistico antico con difese e compensi antidepressivi, del tipo negazione e proiezione, anche se espressi in un iperinvestimento di nuclei di idee socialmente condivise a configurare l'aspetto semeiotico dell'idea prevalente.
Questi ipercompensi antidepressivi sono legati a conflittualità profonde, tramite modalità di difesa ben conosciute in psicoanalisi, che lasciano il paziente in bilico tra dimensioni espansive e coartive: nell'ambito delle dimensioni sensitive ed espansive assieme (ipercompensatorie) della personalità si muove l'atteggiamento contestatario, epistolomane, di iperinvestimento di nuclei di idee etico-sociali ampiamente condivise, che non riesce a disgregare e ad intaccare il nucleo di personalità di base, configurando così un quadro di variante anomala di personalità, ma non un disturbo di personalità così come inteso dal DSM, o comunque non una situazione da potersi definire propriamente psicopatologica.
Per ciò che riguarda la possibile evoluzione del quadro, la personalità di base è certamente determinante, regolando gli ipercompensi e gli scompensi di fondo, come per tutte le persone. Ma non è possibile qui prevedere una evoluzione, come si farebbe propriamente con una malattia, dato che essa dipende dallo sviluppo degli eventi della vita e della realtà, in cui le frustrazioni provocheranno depressioni o ipercompensi espansivi, e il sig. Eugenio, possiamo prevedere, percorrerà, come tutti, il suo cammino tra asperità e facilitazioni, anche se, in ragione della sua struttura di personalità, con possibili punte emotive più intense e con possibili eccessi di investimento, sia coartativi che espansivi.
Il quadro di personalità è quindi un quadro insaturo: solo la saturazione da parte di eventi che non possiamo prevedere potrebbe portare alla patologia. Né possiamo pensare a qualsiasi tipo di prevenzione, perché ciò significherebbe entrare in una serie di eventi e di realtà di vita, su cui non abbiamo giurisdizione. Il sig. Eugenio ha pieno diritto di fare quello che fa, realisticamente o utopicamente, anche se ciò è scomodo e crea turbamenti diversi, si assumerà le proprie responsabilità e sarà più o meno tollerato a seconda di chi incontrerà e degli interessi che scontrerà. La psichiatria, qui, si deve ritirare in buon ordine.
Non ritengo che un intervento farmacologico sia di qualche utilità, anche per la mancanza di bersaglio per i farmaci. Un intervento psicoanalitico non mi pare praticabile in questa personalità così rigida, e le garanzie di successo sarebbero limitate rispetto alla mole di lavoro da svolgere.

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