logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina


spazio bianco
5 - Osservazioni clinico-diagnostiche

Risulta subito evidente come non sia possibile estrarre, dalla storia clinica e dall'esame psichico del sig. Eugenio, dati atti a configurare sul piano clinico-semeiotico una figura o una diagnosi psicopatologica: non esiste insomma, a livello della sindrome clinica, o se si vuole usare una terminologia attuale, una possibilità di individuare un quadro in asse I o III nel DSMIIIR né nel DSMIV né nel ICD10. Superando i problemi teorici nosologici, possiamo dire in breve che non si rileva nel nostro esaminato alcuna sindrome, al momento del rilevamento (né l'anamnesi lo fa supporre in passato), che abbia dignità nosologica.
Le costellazioni di idee che peraltro sono talora, come abbiamo detto, eccessivamente investite, e per contro sono talora espresse in modo ridondante e inusuale (epistolomania) non si configurano nella categoria del delirio, inteso come delirio primario e intuitivo, dato che il carattere di intuitività, alterazione primaria della coscienza di realtà, gli aspetti di non comprensibilità, nel senso di Jaspers, mancano totalmente. Questo, se si associa alla conservazione della struttura di personalità, alla mancanza di tratti autistici, all'assenza di comportamenti spiccatamente tesi al soddisfacimento di bisogni interiori senza tener conto della realtà, alla buona integrazione affettiva e alla totale assenza di alterazioni della linea percettiva e della coscienza dell'Io, permettono di escludere l'area della psicosi paranoide.
Vero che col termine di "paranoid disorder" le recenti classificazioni (DSM) individuano quello che nella nosologia psichiatrica classica viene classificato come paranoia, o psicosi paranoicale, centrata sulla presenza di un deliroide di sviluppo: Wahnhaft, quindi un tipo di delirio che si sviluppa, in termini psicologicamente comprensibili, dalla struttura di personalità. Ma anche da questo punto di vista non possiamo riscontrare un quadro delirante nella sua autonomia e nella sua struttura peculiare, per l'integrazione affettiva del tutto accettabile, per la scarsa invadenza dei nuclei di idee, per l'ampia condivisione sociale delle stesse, per le vie sempre, pur nella loro ridondanza, ineccepibili attraverso cui vengono sostenute: certo si tratta di una persona inadatta ai compromessi, ma di lì a parlare di delirio di sviluppo, o di sviluppo delirante, ce ne passa.
Rimane l'ambito dei disturbi di personalità dato che questa è una diagnosi che ha un suo senso solo riferendosi all'asse II del DSM, occorre rifarci per un momento a questo. Il DSM precisa che per parlare di Disturbo Paranoide di Personalità, che definiremo d'ora in avanti DPP, è fondamentale l'esistenza di una tendenza pervasiva e immotivata, che comincia entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, ad interpretare le azioni della gente come deliberatamente umilianti e minacciose. Quasi invariabilmente c'è una aspettativa generica di essere in qualche modo sfruttato o danneggiato dagli altri. Dubitano, queste persone, senza giustificazione della fedeltà del partner, e della affidabilità di amici e colleghi: sospettano, per esempio, che si facciano deliberatamente errori a loro danno, portano rancore per lungo tempo, non dimenticano mai insulti e offese, vedono comunque minacce e prendono di continuo precauzioni, e si ritrovano spesso ad apparire misteriosi, tortuosi e a complottare, cercando sempre conferma dei loro sospetti e aspettative, e pensando che gli altri dicano cose malevole e volgari verso di loro.
Non si può rilevare questo nel sig. Eugenio: ma ciò che è ancora più lontano da lui è il fatto che nel DPP ci troviamo di fronte a persone che "di solito mancano di sentimenti passivi, delicati e romantici, teneri, e che, tra l'altro non sono interessati all'arte e all'estetica, e tendono a disprezzare la gente debole, accomodante, delicata, cagionevole, handiccapata". I criteri diagnostici per il DPP sono fondamentalmente l'aspettativa di essere sfruttato o danneggiato dagli altri, il dubitare senza giustificazione della affidabilità o lealtà altrui, lo scorgere significati umilianti o minacciosi nelle piccole cose di tutti i giorni, il rancore continuo, la tendenza alla chiusura nel timore che ogni cosa venga usata contro di lui, tendenza a reagire con rabbia e a contrattaccare, idee di gelosia ingiustificate, il tutto immerso, come si diceva, in una atmosfera pervasiva a interpretare le azioni delle persone come umilianti e minacciose.
Dall'esame psichico del sig. Eugenio abbiamo in realtà delineato una persona bene integrata affettivamente, con chiusure di sospetto e di diffidenza, ma in cui l'elemento dominante è l'idea sopravvalutata, come dicevamo, la "überwertige idee", iperinvestita, con un senso espansivo e certo eccessivo dei valori etico-sociali, ben lontano dal particolarismo, dalla limitazione di campo, dalle spigolosità relazionali ed affettive, dalla tendenza all'autoriferimento ed alla malinterpretazione dei piccoli gesti tipica del DPP. D'altra parte, anche la diagnosi, sempre in asse II, di disturbo narcisistico di personalità (DNP), diagnosi sempre avente senso se riferita al sistema classificatorio del DSM, non è nel nostro caso praticabile. Manca qui la dimensione del rilevante disturbo di identità, la tendenza all'isolamento e al distacco affettivo, e la tendenza a seguire la legge del tutto o del niente nella valutazione dei rapporti, che esprime un grado di ferita narcisistica trattata con modalità regressive, non presenti nel nostro caso. Nel DNP non è tanto in gioco l'importanza del sé di fronte all'oggetto, ma un intenso ritiro (withdrawal) che rende poco praticabile la realtà. Dunque, diagnosi di disturbi di personalità, come dire diagnosi in asse II, non si possono che escludere nel nostro caso, come abbiamo fatto per le diagnosi in asse I.

spazio bianco

RED CRAB DESIGN

spazio bianco

Priory lodge LTD