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LA  MENTE   IRRIDUCIBILE

Lauro Galzigna


Irriducibilità oggi

Ricercare oggi un elemento di irriducibilità nella mente umana non significa difendere ancora una volta la roccaforte-mente, né implica necessariamente un atteggiamento dualista per "salvare" l'unicità e il primato dell'uomo nella natura o,peggio ancora, per riproporre posizioni neo-spiritualiste. L'irriducibilità qui sottolineata vuole solo indicare la necessità di un allargamento delle funzioni cerebrali che comprendano anche parte dell'ambiente circostante, inteso come sorgente di informazione e come spazio di comunicazione.

In un grande libro contemporaneo (12) viene formulata abbastanza nettamente la necessità di un legame tra soggetto e mondo con le parole "Il percetto primario è un oggetto mentale il cui grafo e la cui attività sono determinati dall'interazione col mondo esterno. Il grafo neuronico che gli è associato deve la propria esistenza al fatto che è ‘in presa diretta' con l'oggetto esterno." Questo anche se lo stesso libro si conclude in una prospettiva dichiaratamente monista e riduzionista, con le parole "L'identità tra stati mentali e stati fisiologici o fisico-chimici del cervello s'impone con piena legittimità".

Ricorre quest'anno il centenario del Progetto per una Psicologia scientifica di Freud e per l'occasione l'Accademia delle Scienze di New York ha curato una raccolta di saggi (13) sul rapporto tra le neuroscienze attuali e quell'opera del passato che riconosce, secondo il programma delle neuroscienze attuali, l'esigenza di trattare i processi psichici in quanto fenomeni naturali descrivibili in termini quantitativi.

Questo breve scritto non ha certo la pretesa di risolvere il problema mente/cervello che probabilmente è un indecidibile. Alla necessità di un osservatore esterno che condiziona il riconoscimento di un essere intelligente o di una macchina ideale si può aggiungere la considerazione che anche il nostro PC per funzionare come tale richiede un operatore esterno. La differenza tra una mente umana e qualsiasi intelligenza artificiale sta comunque nel fatto che il contatto con l'esterno è una condizione di possibilità solo per la prima. Un PC non perturba le sue funzioni per il fatto di restare spento, mentre un individuo sottoposto a deprivazione sensoriale sviluppa allucinazioni (14).

Gregory Bateson (15), considerando i criteri del processo mentale in una prospettiva olista ed antiriduzionista che rinuncia al soprannaturale, invoca le categorie di interazione e di determinazione circolare condizionata da differenze e soprattutto dalla nozione di contesto. Una vera posizione olista deve necessariamente implicare il superamento della visione degli individui come sistemi isolati, come parti di un tutto prive di interazioni. Nel libro citato Bateson afferma "I confini dell'individuo,ammesso che siano reali, non saranno confini spaziali,ma saranno piuttosto simili ai circoli che rappresentano gli insiemi nei diagrammi della teoria degli insiemi o ai fumetti che escono dalla bocca dei personaggi dei comics".

Una mente si può così definire, come sanno bene gli psichiatri, solo in base alle relazioni che essa ha con altre menti e con il mondo, cioè con il suo contesto.

Occorre, a questo punto, concludere con un accenno alla posizione personale dello scrivente sulla materia trattata. L'ipotesi proposta in questo scritto relativa ai limiti sfumati della mente comporta infatti l'affermazione della sua irriducibilità, per lo meno con gli attuali strumenti teorici a disposizione,ma questo non implica necessariamente l'accettazione di una posizione globalmente dualista.Come infatti esposto altrove (1), il mondo dei numeri emerge da quello delle strutture materiali; se non vi fossero strutture circolari non esisterebbe il numero p , se non vi fossero strutture disposte secondo la serie di Fibonacci (es. disposizione fogliare della fillotassi) non esisterebbe il numero F (sezione aurea) ecc. Un mondo vuoto di oggetti sarebbe anche vuoto di numeri, poiché ogni sistema astratto si costruisce appunto come conseguenza di un processo di astrazione delle caratteristiche esistenti nelle cose. La fisica relativistica insegna oggi che non esiste uno spazio assoluto newtoniano indipendente dai corpi. Anche se vi sono sistemi astratti di cui non si riesce a ricostruire la genesi, occorre immaginare che essi hanno comunque origine a partire da sistemi concreti e il rapporto tra un sistema astratto come la mente e un sistema concreto come il cervello si può dedurre sulla base di un monismo ontologico che deve coesistere con un dualismo gnoseologico.

E' cioè evidente l'insufficienza esplicativa di un identitismo riduzionista (16) limitato al privilegiamento di puri e semplici stati neurofisiologici, incapaci di abbracciare tutta l'estensione di un mentale che implica intenzionalità, autocosienza e autotrascendenza. In questo senso - salvo il fatto che ogni pratica di ricerca neurobiologica è metodologicamente riduzionista – è possibile affermare l'irriducibilità della mente e la necessità di descriverne le caratteristiche con strumenti diversi da quelli impiegati per lo studio del cervello. In altre parole, ritengo che una teoria plausibile della mente potrà essere edificata solo combinando i risultati della ricerca neurobiologica con un modello psicologico unitario, capace di operare un'integrazione tra i diversi paradigmi esistenti: una prospettiva ancora utopica, oggi, ma certamente possibile in un futuro forse non troppo lontano.


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