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DEPRESSION AND CORONARY HEART DISEASE: A REVIEW FOR CARDIOLOGIST

DEPRESSIONE E CORONAROPATIE: UNA REVIEW PER I CARDIOLOGI

Carney RM, Freedland KE, Sheline YI, Weiss ES, Clin. Cardiol. 20: 196-200; 1997

Introduzione: In seguito ad un infarto miocardico acuto oltre il 65% dei pazienti manifesta dei sintomi depressivi. In molti casi sono soltanto segni di una normale reazione adattativa o di un episodio depressivo lieve che si risolve entro pochi giorni o poche settimane. In altri casi questi sintomi costituiscono la fase prodromica di un piú serio e persistente disturbo depressivo che colpisce circa il 16-22% dei pazienti che hanno avuto un infarto miocardico. Il disturbo depressivo maggiore é inoltre frequente in pazienti che hanno una patologia coronarica dimostrata dallangiografia ma senza manifestazioni cardiache. In questi pazienti la prevalenza é stimata intorno al 18%. I disturbi depressivi non sono importanti solo perché comuni in pazienti con coronaropatie (CHD) ma anche perché ci sono evidenze inconfutabili che possono aumentare il rischio di morbilitá medica e di mortalitá.
Scopo: Presentare una review sulle evidenze degli effetti prognostici negativi della depressione maggiore in pazienti cardiopatici e sui metodi per valutare e trattare tale disturbo in questi pazienti.
Risultati: La depressione maggiore é un disturbo che se non trattato persiste per mesi e puó seriamente compromettere la guarigione da un infarto miocardico. Indipendentemente dal fatto che linsorgenza dellepisodio sia precedente o successiva allinfarto, esso tende a divenire cronico durante il primo anno dopo la dimissione dallunitá coronarica. La depressione maggiore tende ad essere persistente anche nei pazienti che non hanno avuto un evento cardiaco recente ma che hanno una patologia coronarica permanente. La depressione causa un maggior deterioramento dei livelli di funzionamento: i pazienti infartuati depressi sono piú predisposti a manifestare problemi sociali nel primo anno dopo la guarigione, impiegano piú tempo per tornare al lavoro e subiscono piú stress rispetto ai non depressi. Sebbene il meccanismo con il quale la depressione aumenta il rischio di eventi cardiaci non sia conosciuto, importanti indizi sono forniti da studi biologici. Nei pazienti depressi si verifica un aumento del tono simpatico ed una diminuzione di quello vagale ed é confermato che unalterazione del tono del sistema nervoso autonomo aumenta il rischio di infarto miocardico, di arresto cardiaco e di altri eventi cardiaci. Riconoscere la depressione dopo un evento coronarico é difficile sia per il medico che per il paziente. Innanzitutto cé una sovrapposizione tra i sintomi depressivi e quelli di CHD. Laffaticamento e linsonnia, ad esempio, sono sintomi comuni ad entrambe le patologie; inoltre cé lerrato pregiudizio che la depressione in alcune situazioni sia una normale reazione piuttosto che un serio ma trattabile disturbo mentale. Esistono a questo proposito dei brevi questionari utili al medico nello screening della depressione. Gli antidepressivi triciclici sono stati usati con successo per trattare la depressione maggiore in pazienti con coronaropatie, tuttavia questi agenti influiscono sulla conduzione cardiaca, sul ritmo, sulla contrattilitá e sulla frequenza, soprattutto se somministrati in pazienti anziani che assumono farmaci quali calcio-bloccanti, antagonisti alfa-adrenergici, diuretici o beta-bloccanti. Gli inibitori selettivi della serotonina (SSRIs) sono efficaci come i triciclici ma piú sicuri a ragione della loro minor affinitá per i recettori istaminergici, colinergici e adrenergici. Daltra parte essi inibiscono alcuni isoenzimi epatici della famiglia del citocromo P450 interagendo nel metabolismo di alcuni farmaci frequentemente prescritti ai cardiopatici quali beta-bloccanti, varfarina, antiaritmici tipo 1C.
Conclusioni: Sebbene un lieve distress emozionale puó essere considerato una normale reazione ad un infarto miocardico e ad altre manifestazioni di patologie coronariche, lo stesso discorso non vale per la depressione. La depressione maggiore é un disturbo debilitante che puó seriamente complicare la guarigione e aumentare il rischio di morbilitá e mortalitá. I pazienti che presentano una reazione adattativa vanno attentamente monitorati e per quelli che sviluppano un episodio depressivo il trattamento deve essere tempestivo. Per quanto concerne la terapia, gli SSRIs, usati con le giuste precauzioni, offrono un trattamento efficace e relativamente sicuro per i pazienti coronaropatici con depressione maggiore.spazio bianco

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