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Il Centro Socrate: per il trattamento delle condotte di dipendenza in adolescenza.

R. Bosi*, N. Bussolati**, R. Cervi***, S. Zelioli***, B. Prampolini***, F. Poziello*** ( REGGIO EMILIA).

* Medico Psicoterapeuta, Responsabile del Centro Diurno

** Psicologo Psicoterapeuta

*** Educatore Professionale del Centro Diurno

 

  1. Il Centro Socrate: dal Centro Diurno al Centro polifunzionale.
  2. Adolescenti in difficoltà: le nuove dipendenze.
  3. Centro diurno e Disturbi del Comportamento Alimentare.
  4. DCA: Analisi di una casistica trattata presso il Centro Diurno dal marzo 1993 al maggio 1995. Follow-up effettuato nel giugno 1998.
  5. Conclusioni.
  6. Bibliografia
  7. Riassunti Bibiografia Internazionale

4. DCA: Analisi di una casistica trattata presso il Centro Diurno dal marzo 1993 al maggio 1995. Follow-up effettuato nel giugno 1998.

1. Susanna, 1973.

Diagnosi: disturbo alimentare.

Susanna entra al Centro diurno nel marzo del 1993 all'età di 20 anni. È inviata dal Consultorio Giovani di Reggio Emilia, che rimane il suo riferimento esterno, durante il trattamento presso il Centro. Susanna fa un programma di 6 mesi e viene dimessa nel mese settembre.

Durante la sua permanenza, attraverso il confronto e lo sforzo del gruppo educativo e degli altri pazienti, riesce a controllare il sintomo: segue una dieta preparata dall'internista del SERT e non vomita.

Gli ateliers, soprattutto quelli di teatro e di attività espressiva corporea, le permettono di ricontattare il suo corpo, le sensazioni e le emozioni che le procura.

La data di dimissione coincide con l'inizio di una attività lavorativa stabile e coerente con le sue aspettative. Susanna continua ad essere seguita a livello ambulatoriale per un monitoraggio del controllo del sintomo che, attualmente, è in parte compensato. Susanna riesce ad andare al ristorante con gli amici e frequenta le mense aziendali. Usufruisce di consulenze occasionali di sostegno, 1-2 volte l'anno.

 

2. Valeria, 1974.

Diagnosi : bulimia nervosa.

Valeria fin dalla prima adolescenza ha vissuto un forte disagio familiare. Venne segnalata al Consultorio Giovani di Reggio Emilia dal Telefono Azzurro nel 1990. Nel 1991 il padre si presenta spontaneamente all'Open G chiedendo un aiuto per la figlia che, da circa un anno, è chiusa in camera e comunica con l'esterno solamente attraverso la richiesta di abbondanti quantità di cibo. Nel 1993 una terapeuta del Consultorio Giovani invia la paziente al Centro diurno.

Valeria ha pochissime competenze relazionali e pratiche rispetto alla gestione della vita quotidiana. Per comunicare utilizza il sintomo, facendo abbuffate e ingerendo i cibi anche in modo e in sequenze disgustose.

Al Centro diurno il confronto con adulti significativi (i terapeuti) e i coetanei (gli altri ragazzi presenti) le consentono di lavorare per l'accettazione e la comprensione di ciò che stava vivendo e di finalizzate sia alla crescita di una fiducia negli altri e in sé stessa che al controllo del sintomo "abbuffata".

Nell'ottobre 1993 interrompe il programma, mantenendo sempre i contatti con gli educatori e il terapeuta di riferimento all'Open G. Riprende il programma al Centro diurno pochi mesi dopo, nel febbraio del 1994, accettando l'aiuto dell'internista del SERT che le predispone una dieta personalizzata e le offre un counselling alimentare. Questo intervento permette a Valeria di dare continuità al percorso terapeutico iniziato, di ritrovare un ambito di appartenenza significativo e di trarre giovamento dalle relazioni con le persone al Centro diurno.

Durante la terapia di Valeria i genitori, che partecipavano settimanalmente ad un gruppo mantenendo anche uno stretto contatto telefonico con gli educatori, si separano. La ragazza inizia a progettare la ripresa degli studi e la possibilità di andare a vivere da sola. Sceglie di rimanere a vivere col padre. Il suo rapporto coi genitori diviene meno conflittuale. Nel maggio 1995 si decidono le sue dimissioni dal Centro.

Valeria trova un impiego in una azienda che assembla materiali e va a vivere da sola in un appartamento nei pressi dell'abitazione della madre. Mantiene con gli educatori del Centro un rapporto stabile che permette di accogliere le sue richieste di aiuto più mature e di indirizzarla al servizio di Psicologia Clinica, dove inizia un trattamento, oggi ancora in corso.

Nel 1996 si iscrive ad una scuola secondaria ed inizia ad intrattenere amicizie stabili.

Negli ateliers, nonostante le grandi difficoltà espresse, ha avuto modo di riappropriarsi del piacere del corpo in movimento, tanto da riuscire a partecipare attivamente ad una coreografia di danza. L'atelier di arti figurative è stato utilizzato in funzione del controllo del sintomo: quando sentiva l'approssimarsi di un attacco bulimico, dipingeva intere pareti.

L'esito della terapia è stato positivo.

3. Roberta , 1969.

Inviata dal SIMAP di Correggio nel giugno 1993 con diagnosi di "Psicosi compensata associata a disturbi alimentari a prevalente impronta bulimica."

L'esperienza al CD è servita a Roberta per contenere in qualche momento il sintomo bulimico, soprattutto con l'aiuto del gruppo e della terapia farmacologica neurolettica praticata e controllata presso il SIMAP. Attraverso la dieta e i controlli dietologici effettuati dall'internista del SERT per un periodo di circa 3 mesi si è riusciti ad aumentare il suo peso corporeo di 3-4 Kg. Negli ateliers Roberta richiedeva molto contenimento perché tendeva a sovraeccitarsi e a trasferire l'esperienza di lavoro in una dimensione irreale e quasi delirante. Gli operatori del CD hanno mantenuto un costante contatto con gli invianti per la valutazione clinica e la definizione degli obiettivi di lavoro nel breve periodo.

Nel marzo 1994 il terapeuta esterno lascia il lavoro per il pensionamento e la paziente si scompensa e necessita di un ricovero presso una Clinica privata per circa 2 mesi. Successivamente, al momento della dimissione ha ripreso i contatti col SIMAP e interrotto il trattamento in CD.

Non disponiamo di notizie aggiornate della paziente.

 

 

 

4. Elisabetta , 1970.

Elisabetta viene inviata al Centro diurno dal SIMAP con diagnosi "Anoressia nervosa" all'inizio del novembre 1993 e abbandona il 31 dicembre 1993. I genitori non hanno accettato di entrare nel gruppo terapeutico, boicottando il progetto terapeutico della figlia. Non hanno mai collaborato con gli operatori del CD e del SIMAP.

La sua permanenza al CD è stata talmente breve che non si è riusciti a valutare l'efficacia del trattamento effettuato.

Nel febbraio 1994 inizia privatamente una terapia a Milano, presso il Centro di Terapia della famiglia, diretto dalla prof.ssa Palazzoli-Selvini. Ha ripreso la frequenza all'Università di Milano.

5. Beatrice, 1970.

Beatrice ha 22 anni alla data di ingresso al CD; è stata inviata dal SIMAP di Reggio Emilia nel 1994 con la diagnosi di "Nevrosi di angoscia di tipo fobico con caratteristiche asteniche di personalità e condotta bulimica".

È figlia unica di genitori molto giovani ed è una ragazza molto bella. Dopo il diploma di maturità scientifica, conseguito a pieni voti, si iscrive alla Facoltà di Scienze Biologiche e contemporaneamente iniziano i suoi problemi alimentari. Si sente grassa e non mangia quasi più nulla sino ad arrivare a pesare 38 Kg. Segue il percorso istituzionale per il trattamento dell'anoressia: ricovero in Ospedale, alimentazione forzata e inizio di un percorso psicoterapeutico al SIMAP. I genitori sono disorientati e con un enorme senso di colpa. Uscita dal momento critico, alterna periodi di anoressia con violente crisi bulimiche seguite da vomito, durante le quali per procurarsi il cibo ruba i soldi in casa, ruba nei supermercati, utilizza assegni falsificando la firma del padre. I genitori chiudono il frigorifero col lucchetto e consegnano a Beatrice piccole somme di danaro. La condotta compulsiva non si discosta molto da quella dei ragazzi con problemi di tossicodipendenza.

Presso il Centro Diurno effettua un programma di 12 mesi. L'obiettivo fissato tra il servizio inviante e l'équipe del CD è un sostegno psico-educativo centrato sul recupero dell'importanza delle relazioni per controllare il sintomo bulimico.

Nel percorso psicoterapico che ha mantenuto per circa 8 mesi anche durante la sua permanenza al CD, ha consapevolizzato la sua sofferenza ed il bisogno di aiuto; questo è un vantaggio per lei, rispetto alla situazione di altri ragazzi ospitati al CD con problemi di tossicodipendenza che non traggono giovamento o non richiedono un trattamento psicoterapico. Beatrice inoltre ha strumenti di comprensione che non utilizza mai banalmente, anche se lo studio è diventato un modo per rifugiarsi e per scappare dal mondo. Non conosce l'importanza dell'autenticità della relazione, non conosce e non sa riconoscere le sensazioni e le emozioni che il corpo le invia. Una grande rabbia soffoca tutto: la sua vita relazionale non viene percepita come un problema: non ha amicizie, ha un fidanzato che diviene uno strumento nelle sue mani da "ingurgitare e vomitare", da allontanare senza appello, esattamente come il cibo nei periodi di anoressia. Il suo corpo è solamente una macchina per produrre sempre di più: ore ed ore di palestra, eseguendo sempre gli stessi esercizi e non guardando nessuno; chilometri di corsa, in solitudine, per smaltire "il grasso superfluo". Il piacere sembra escluso definitivamente dalla sua vita. Al suo ingresso al CD soffre di insonnia nonostante sia supportata da una terapia farmacologica ad hoc.

Beatrice ha trovato al CD un aiuto importante, per il suo duro e difficile percorso di crescita (durato solamente un anno) nelle attività espressive e corporee : il fare, il muoversi, non è mai stato un problema per Beatrice; il lavoro importante è consistito nella verbalizzazione conclusiva dopo ogni incontro di ateliers fatta in gruppo perché le ha permesso di non scappare dal suo corpo attraverso il racconto e la condivisione di emozioni, sensazioni, blocchi corporei sentiti nel lavorare con gli altri (importanza dei momenti di feed-back gruppali). Durante l'atelier di espressione corporea ha sperimentato l'emozione che può procurare il corpo liberato, ha pianto ed è riuscita a gridare tutta la rabbia che provava contro la madre; un corpo meno teso, più disponibile, più capace di percepire il piacere del movimento spontaneo ed autentico, la preziosità del rilassamento.

Dopo 6 mesi di frequenza ha smesso l'uso degli psicofarmaci e nei successivi 3 mesi conclude il suo rapporto terapeutico al SIMAP. Vuole provare a camminare da sola. I suoi genitori non sono più oggetto di rabbia non espressa; sono tenuti ad una distanza giusta. Lei stessa propone la data delle sue dimissioni: vuole riprendere gli studi interrotti ( si laurea nel novembre 1996) e poi sperimentarsi in una propria casa e un proprio lavoro.

Attualmente ha un controllo buono del sintomo, si è laureata e frequenta un corso di specialità presso la Facoltà. Al momento dell'ingresso al CD aveva instaurato una relazione sentimentale che nel tempo si è stabilizzata in una convivenza.

La partecipazione di entrambi i genitori al gruppo terapeutico ha permesso loro una conoscenza ed una consapevolezza maggiore del problema della figlia e di conseguenza essi hanno potuto affrontare la loro impotenza-depressione ed utilizzare meglio le loro funzioni educative genitoriali per il controllo del sintomo a casa.

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