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I Disturbi del comportamento alimentare e la clinica delle dipendenze: l'esperienza di un servizio per le tossicodipendenze nel trattamento dei disturbi dell'alimentazione.

Il modello della dipendenza e i DA

L'estensione della definizione di sindrome di dipendenza (Edwards,1981), centrata sui patterns di comportamento, sulla compulsione, sul deterioramento del funzionamento psicosociale e svincolata dall'obbligo di assolvere criteri biologici (tolleranza, sindrome da sospensione etc.) ha determinato un ampliamento del concetto di dipendenza esteso, talora impropriamente, a tutti i comportamenti "compulsivi" con il rischio di omettere significative differenze tra dipendenza "comportamentale" e da sostanze (Marks,1990; Goodman,1990 ***; Bradley,1990; Miele et al.,1990; Jaffe, 1990).Sulla base di analogie e similarità quali:mancanza di controllo,preoccupazione costante per la sostanza,utilizzazione della sostanza per affrontare lo stress,persistenza del comportamento pur in presenza di varie conseguenze avverse,segretezza del comportamento ambivalenza nei confronti del trattamentorischio di ricadutariscontrabili soprattutto nella BN e nel BE, alcuni AA considerano questi disturbi veri e propri disturbi di dipendenza, interpretabili e trattabili all'interno del modello dell'addiction.Accanto a questi aspetti fenomenologici, (Vandereycken, 1990) si sottolineano altre connessioni:studi di carattere familiare che indicano una maggior prevalenza di disturbi d'abuso di sostanze tra i familiari,il coinvolgimento del sistema degli oppioidi endogeni nella patogenesi della bulimia,il dato empirico che strategie terapeutiche derivate dal modello dell'addiction come ad esempio quelle di Overeaters Anonymous sembrano mostrare una certa efficacia nella bulimia. Il modello dell'addiction esteso ai disturbi alimentari recita che alcuni soggetti sono biologicamente vulnerabili a certi cibi (es. zucchero raffinato) che possono causare dipendenza; il disturbo è cronico e progressivo. Vengono inoltre estesi ai BE e alla BN concetti come tolleranza, dipendenza fisica ed astinenza.Ad esempio, sostengono Jansen*** (1990) e Woods e Brief (1988) un pattern alimentare caotico e disordinato determina nel tempo la progressiva instaurazione di una intensa risposta insulinica condizionata. La secrezione anticipata di insulina abbassa il livello glicemico e produce una risposta compensatoria condizionata dovuta all'ipoglicemia: più diviene forte questo meccanismo condizionato compensatorio ipoglicemico, più sfuma l'effetto del o di cibi specifici (e ne verrà richiesto di più). Nel caso di cicli di diete associate a BE l'iperinsulinemia stimola un'esagerata ipoglicemia che viene percepita come fame o craving per cibi specifici.Il craving, in particolare per i carboidrati, troverebbe giustificazione biochimica dall'incremento di triptofano, connesso all'introduzione di cibi ricchi di carboidrati, che a sua volta determina una maggior disponibilità di serotonina. Le modalità per affrontare la tolleranza e la sindrome da sospensione nella dipendenza do sostanze è l'astinenza.Coerentemente al modello, il trattamento prevede l'iniziale interruzione dell'abuso di quel cibo (detossificazione) ed il mantenimento dell'astinenza in genere attraverso programmi fondati sui 12 passi (mutuato da Alcolisti anonimi).Diversi rilievi sono stati posti all'adozione del modello dell'addiction.Innanzitutto, come ben sottolinea Saccon (1996), "nel porre la similitudine con l'Addiction, i Disturbi Alimentari sono spesso considerati genericamente come un'unica entità. Invece vanno distinti in tipi e sottotipi...Bisogna fare attenzione a non creare facili analogie enfatizzando alcuni aspetti ad esempio la crisi bulimica e minimizzandone altri".

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