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"Pericoloso a se' e agli altri." Violenza, suicidio e disturbi mentali

A cura di Mario Di Fiorino

PSICHIATRIA E TERRITORIO, 2001, pagine 304, Lire: 50.000

L'aggressività del malato di mente ha rappresentato una sfida a letture riduttive.

Il testo è stato scritto da Autori, che da anni si occupano di aggressività:il prof. Augusto Ermentini, Francesco Saviotti e un gruppo di collaboratori di Mario Di Fiorino in Versilia.

Paolo Scocco ha redatto il capitolo sull'aggressività degli anziani e Rossella Valdrè ha affrontato il tema delle condotte aggressive nelle Comunità Terapeutiche..

"Pericoloso a se' e agli altri." si apre con la distinzione filosofica tra violenza ed esercizio della forza, per introdurre subito la prima tesi del libro: l'importanza di considerare il legame tra aggressività autodiretta ed aggressività eterodiretta, con la sottolineatura della necessità di valutazione tecnica dei comportamenti violenti che vengono affrontati con attenzione uguale a quella dedicata alle condotte suicidarie.

La diluizione dei comportamenti violenti dei malati di mente in una notte dove tutto appare grigio è stato utilizzato per una negazione ideologica della relazione esistente tra aggressività (sia auto che eterodiretta) e malattia mentale.

Questi Autori in genere tendono a confrontare il dato dei comportamenti dove è dimostrato il condizionamento da parte della malattia con i comportamenti violenti della popolazione generale, per arrivare poi ad affermare che i malati non mente non sono in maniera significativa più violenti, soprattutto in società descritte come violente.

Le politiche di deistituzionalizzazione e la negazione della specificità dei luoghi per la cura dei malati mentali hanno favorito l'uscita dal circuito psichiatrico di molti malati, gravi o problematici, in particolare con manifestazioni violente, con la conseguente criminalizzazione.

Anche se negli ultimi anni appare meno presente quel pregiudizio ideologico, che soprattutto in Italia gravava sulla ricerca riguardante i comportamenti violenti , si registrano tuttora ritardi nel campo della formazione di psichiatri e delle altre figure professionali che operano nei reparti psichiatrici per acuti e nelle strutture residenziali.

Il libro vuole riproporre alla discussione la necessità del clinico di essere aggiornato per le valutazioni e le scelte di fronte al paziente che ha compiuto atti violenti o ha tentato il suicidio.

Vengono colti alcuni segnali di cambiamento del clima culturale, che partendo dagli USA (il caso di Tatiana Tarasoff) obbliga lo psichiatra a riconsiderare i profili della sua responsabilità professionale.

La ricerca in questi anni testimonia l'impegno per delineare più efficaci modelli di intervento e di gestione dell'aggressività auto ed eterodiretta.

Vanni Panzera

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