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Guido Cimino, Giovanni Pietro Lombardo, Sante De Sanctis tra psicologia generale e psicologia applicata, Franco Angeli, Milano 2004, pp. 317, Euro 25,00

 

Intorno al 1870, in Italia così come nel resto dei paesi industrializzatisi, si iniziò a costituire una comunità scientifica impegnata in ricerche di "psicologia positiva". Nel Novecento si assistette ad un vero e proprio processo di radicamento istituzionale di questa disciplina. Nel 1905 Giulio Cesare Ferrari (1868-1935) fondò la Rivista di Psicologia; nello stesso anno si organizzò a Roma il V Congresso Internazionale di Psicologia e si bandirono le prime tre cattedre di psicologia sperimentale, ottenute da Federico Kiesow (1858-1940) a Torino, Sante De Sanctis (1862-1935) a Roma, Cesare Colucci (1865-1942) a Napoli. Il primo decennio del Novecento segnò così un periodo di stimolante evoluzione per la psicologia scientifica. A Roma, De Sanctis fu il vero pioniere della nuova psicologia.

Il recente lavoro curato da Guido Cimino e Giovanni Pietro Lombardo, Sante De Sanctis tra psicologia generale e psicologia applicata, per i tipi della Franco Angeli, colloca l’uomo e lo scienziato nel suo contesto, facendo chiarezza su quella "vulgata" che ha visto in De Sanctis un mero precursore provinciale di Freud o al massimo il padre della neuropsichiatria infantile italiana. Il libro è un’antologia che Cimino e Lombardo hanno criticamente curato e che raccoglie il meglio della produzione scientifica di De Sanctis. Il volume è impreziosito dalla pubblicazione di alcune lettere, un carteggio con i maggiori psicologi di inizio secolo che confermano l’ipotesi di De Sanctis come vero e proprio cardine della psicologia italiana del primo Novecento: un organizzatore, un punto di riferimento scientifico e culturale. Lo sperimentalista Benussi, ad esempio, ottenne una cattedra in Italia attraverso i suoi favori (e per lui, triestino ed ex suddito austriaco questo significò "sopravvivere" al primo dopoguerra); Benussi fu incoraggiato proprio da De Sanctis a intraprendere nuove vie nella sperimentazione psicologica, a indagare le emozioni mediante l’ipnosi e la suggestione sotto controllo grafico, e anche a studiare la psicoanalisi con i metodi del laboratorio.

Le aree prese in esame nel volume di Cimino e Lombardo sono sostanzialmente due: la psicologia generale e la psicologia applicata. Della prima area fanno parte gli studi sui sogni, sul proporzionalismo psicofisico, sulla legge del ciclo, sulla mimica del pensiero, sul subcosciente, sull’epistemologia e i metodi della psicologia; la seconda area raccoglie pagine antologiche riguardanti i test intellettivi, la criminologia e la psicologia giudiziaria, la psicologia differenziale e della personalità, la psicopatologia. In ognuno di questi campi De Sanctis tentò di produrre ed elaborare metodi, strumenti o solo sostenere un punto di vista originale. Tale operazione certo gli è riuscita in vario modo: non tutto della produzione dello psicologo "romano" è degno di nota; alcune pagine risultano eccessivamente classificatorie, farraginose o contraddittorie. De Sanctis, tuttavia, è uno psicologo di rilevanza internazionale. E’ attento a tutti gli aspetti della psicologia, sia alla sua epistemologia che alle novità apportate da questa scienza alla psicopatologia e alla psichiatria. Egli è l’iniziatore della scuola di neuropsichiatria infantile romana che si distingue dalla psichiatria dell’adulto per una forte connotazione psicologico-clinica, sostanzialmente dovuta all’influenza di questo antico fondatore.

Adriano Ossicini nella sua recente autobiografia gli riconosce pienamente questo ruolo. I suoi libri e i suoi interventi sulle pagine dei giornali raggiungevano la borghesia dell’Italia post-risorgimentale, di una Italia liberale che stava industrializzandosi e tentava di affrontare le emergenze dell’istruzione e della sanità pubblica. De Sanctis, così come Janet e Binet, era esponente di una borghesia progressista e liberale che, pur guardando con sospetto alle istanze anarchiche e socialiste, tuttavia si sentiva parte di una cultura scientifica progressista, che poneva al centro dei suoi interessi lo sviluppo e il benessere del nuovo stato unitario. La produzione di De Sanctis non soffriva di riduzionismo biologico, o del fatalismo naturalistico lombrosiano. Il suo non era neppure l’ingenuo e sospetto positivismo di Morselli. Si trattava di un tentativo di far diventare la psicologia una scienza autonoma e utile alla società.

Nel 1929 De Sanctis, a 67 anni, lasciò la Cattedra di Psicologia per ricoprire quella di Clinica delle Malattie Nervose e Mentali: insomma la cattedra romana di psichiatria. In questo stesso periodo scrisse le voci Psichiatria e Neuropsichiatria infantile per l’Enciclopedia italiana. Quali furono le ragioni di questo passaggio? Esiste un interessante carteggio fra De Sanctis e Amico Bignami, ordinario di Patologia generale, che aiuta a far chiarezza. Nel 1924 la Facoltà di Medicina di Roma si accinge ad applicare una riforma fascista che porterà all’unione delle cattedre di neurologia e di psichiatria e al tentativo di mettere alla porta la psicologia. In vista di questa riforma De Sanctis scrisse: "Io sono, invece, persuaso che la Psicologia sperimentale debba scomparire dall’elenco degli insegnamenti della Facoltà medica. A tale scomparsa io sono preparato, perché effettivamente gli studenti di medicina non hanno mai voluto saperne di psicologia. E del resto urge ben altro. Io, dunque, col mio insegnamento, passerò alla Facoltà di Filosofia e Lettere". De Sanctis è infine rimasto a medicina, ma non più come ordinario di Psicologia sperimentale.

Il percorso biografico di De Sanctis è, dunque, il percorso stesso della psicologia del Novecento; disciplina che a cavallo fra i due secoli si diffonde in tutta Europa, sollecita gli interessi dei positivisti, è foriera di applicazioni utili alle esigenze delle nazioni che si confrontano con le nuove costituzioni nazionali, con le richieste sollecitate dal mondo del lavoro e dal movimento operaio, con le questioni riguardanti la sanità e l’educazione delle masse. De Sanctis e la scuola romana di psicologia tentarono di corrispondere a queste esigenze; è noto, il fascismo rappresentò una discontinuità rispetto alla politica e alla cultura liberale e democratica. Lontani dall’essere pienamente esplorati, i rapporti fra psichiatria e Regime probabilmente portarono ad un allontanamento delle applicazioni psicologiche, psicologico-cliniche o psicoanalitiche, dalla scienza medico-psichiatrica; basta leggere il testo di Morselli del 1926, La psicoanalisi — testo che diffonde nella cultura medica una concezione della psicoanalisi e della psicologia soggettivistica e reinventata —

per capire che non si trattava di disinformazione o di provincialismo; durante il Ventennio l’establishment medico-psichiatrico, per sopravvivere e radicarsi, conforma i propri punti di vista scientifici a quelli utili alla dittatura; diffonde una psichiatria costituzionalista, nazionalista, tradizionalista e conservatrice. Gli storici della psichiatria italiana finora poco hanno detto sul Ventennio. Giacanelli, nel 1989, scrive: "per il periodo tra le due guerre mondiali, sembra residuare della nostra psichiatria un’immagine estremamente sfocata e lontana, direi, d’un oggetto assente alla coscienza storica e a quella della cultura professionale" (p. 568).

De Sanctis, in verità, non si oppose al Regime. Sopravvisse "trasformandosi". Morì prima dei tragici eventi dell’ultima guerra, tentando di far sopravvivere la sua storica Cattedra di Psicologia, ottenendo che, una volta lasciata, essa fosse nuovamente messa a concorso. La scuola romana di psicologia si orienterà con Mario Ponzo, che eredita la cattedra di De Sanctis, sulla psicotecnica o la mera ricerca psicofisiologica, abbandonando le prospettive cliniche della ricerca psicologica.

Si dovrà attendere l’istituzione dei corsi di laurea del 1970 per assistere ad una rinascita e alla diffusione della psicologia e delle sue applicazioni cliniche. La psicologia di De Sanctis, quindi, come affermano Cimino e Lombardo, lungi dall’essere fenomeno da relegare nelle polverose biblioteche universitarie, è paradigmatica della storia delle scienze psicologiche e psichiatriche nel nostro paese. Si dimostra infatti l’esistenza, fino al primo dopoguerra, di settori della ricerca psicologica e medico-psichiatrica all’avanguardia se confrontati con modelli interpretativi meramente biologisti, innatisti e fatalisti. La psicologia è ritenuta da De Sanctis fondamentale per il rinnovamento della pratica neuropsichiatrica. Con la morte del nostro, e soprattutto con l’avvento del Fascismo, questo punto di vista certamente informato e progressista è al crepuscolo e risulta a lungo dimenticato.

Il volume di Cimino e Lombardo ha dunque il merito di rappresentare un primo momento di quella che occorre considerare come la prospettiva aperta di una rilettura critica della psicologia e della psichiatria italiana del Novecento: una rilettura fondata sulle categorie obiettive dell’interpretazione storiografica.

 

Riferimenti bibliografici

- Bignami G. (1989), L’unione degli insegnamenti di neurologia e psichiatria nella riforma fascista dell’Università. Testimonianze inedite di Sante De Sanctis, psicologo e di Amico Bignami, patologo (1924), in F.M. Ferro (a cura di), Passioni della mente e della storia, Vita e Pensiero, Milano.

- Cimino G., Dazzi N. (1998) (a cura di), La psicologia in Italia. I protagonisti e i problemi scientifici, filosofici e istituzionali, LED, Milano.

- Lombardo G.P., Foschi R. (1997), La psicologia italiana e il Novecento, Franco Angeli, Milano.

- De Sanctis S. (1936), Autobiography, in C. Murchison, History of Psychology in Autobiography, Clark University Press, Worchester, Mass, vol. 3, pp. 83-120.

- Ferro F.M. (a cura di), Passioni della mente e della storia, Vita e Pensiero, Milano.

- Giacanelli F. (1989), Note per una ricerca sulla psichiatria italiana tra le due guerre, in F.M. Ferro (a cura di), Passioni della mente e della storia, Vita e Pensiero, Milano.

- Lombardo G.P., Foschi R. (1997) La psicologia Italiana e il Novecento, le prospettive emergenti nella prima metà del secolo, Franco Angeli, Milano.

- Marhaba S. (1981), Lineamenti della psicologia italiana: 1870-1945, Giunti Barbera, Firenze

- Ossicini A. (2002), La rivoluzione della psicologia, Borla, Roma.

- Musatti C. L. (1962), Ricordi ed impressioni su Sante De Sanctis psicologo, in "Rivista di Psicologia", 56.

RENATO FOSCHI

Facoltà di Psicologia1

Università "La Sapienza" di Roma

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