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FrancoBasaglia
ConferenzeBrasiliane
Milano, RaffaelloCortina, 2000, pp. 288 Lire: 26000


Note su Conferenze brasilianedi Franco Basaglia 
e il movimento di riforma psichiatrica 
di Giuseppina Abbate
 

Franco Basaglia, notoper i metodi innovativi nel campo della cura delle malattie mentali edispiratore della legge di riforma psichiatrica, ci ha insegnato non solouno stile di fare politica per la salute  pensando e lavorando inmodo diverso a partire dalla vita concreta delle persone che soffrivanoin reclusioni manicomiali, ma anche  il coraggio di  trasmettere  idee come questa: "si può vivere senza manicomio. Si puòassistere la persona folle in un altro modo". In  senso sociologico,etico, culturale, psicologico, la straordinaria forza di queste idee fusupportata, in Basaglia, da una capacità comunicativa efficace,combattiva, ma  la riforma per tutelare la salute mentale richiedevaun processo di mutamento culturale, una mobilitazione collettiva senzala quale non sarebbe stato praticabile l'abbattimento delle mura manicomiali.Rispettare la sofferenza e riconoscere la dignità della malattiaaccrescendo, più che la tolleranza e la solidarietà, una capacità -interiore- di accogliere la diversità nel nostropersonale panorama interno, esigeva una profonda riflessione sulla condizionedi persone  sventurate e diseredate. Il manicomio era un gran contenitoredi esclusi, poveri, rifiutati, ospitava e custodiva di tutto, dalle malattieneurologiche organiche come le epilessie o le cerebropatie eredofamiliari,a disturbi deliranti brevi (che però trovavano uno spazio di cronicizzazione)agli effetti disastrosi dell'alcolismo, dei disturbi di personalità,delle sociopatie con aggressività e violenza.

Il Manicomio peròrischiava di accatastare una gran varietà di manifestazioni morbosetradendo persino la rivoluzione di  modelli mentali e comportamentaliche la società avviava nel frattempo  e scotomizzando il fattoche il progresso scientifico ampliava  già complessitàe specificità diagnostiche perfezionando (grazie a  psicoanalisi,neuroscienze, neurochimica, tecniche per immagini) una medicina piùavanzata rispetto alla psichiatria. Sembrava quasi ostinazione del tuttocontraddittoria perpetrare segregazioni laddove manifestazioni psicopatologichediverse necessitavano di  nuovi trattamenti , nuovi studi, nuove ricerche. 

Lo spirito della legge180 (nota come legge Basaglia) del 13 maggio 1978 rende a tutta la societàuna serie di irrinunciabili modifiche. Richiede peraltro un lavoro territorialeparticolarmente  impegnativo, da monitorare continuamente, con unpatto di solidarietà sociale forte che contempli sia servizi sanitariche  funzioni di accoglienza (talvolta difficilissime, dal momentoche persone deboli, spesso con minorazioni psichiche, handicap, condizionidi abbandono e povertà, necessitano di interventi e sinergie congiunte)da parte di Istituzioni competenti non solo nel campo della salute ma anchedel sociale e dell'intervento alla famiglia. 
Questo genere di politiche  risultaaltamente complesso ed esige una pratica di lavoro da verificare quotidianamente,da riadattare in funzione delle risorse mutevoli delle  diverse condizionidel territorio; ne consegue  un lavoro culturale eccezionale, possibilesolo a condizione di un'organizzazione "virtuosa" in grado di diffonderein modo omogeneo modelli che contrastino lo sfaldarsi del tessuto sociale. 

Anche per contrastarelo stigma della follia e i pregiudizi di chi tende a  replicare pericolose esclusioni, occorre comunicare e insegnare (in modo penetrante e a tuttoil popolo) un'educazione alla salute globale, che riesca ad estendere ivalori di rapporti dialettici di pratica culturale per rafforzare attenzionee riflessione sulla "diversità". Basaglia inaugurò questo tipo di percorso; e chi lavorava all'interno di istituzioni rigide comei manicomi non era certamente pronto all'autocritica  che lo psichiatratriestino andava maturando anche tra gli infermieri più ritrosi!Eppure, grazie al coinvolgimento di gruppi politici motivati  allafine degli anni '70 maturò una legge che riconosceva come erroneol'effetto perverso dell'odio per i più deboli, dal piccolo orizzontemanicomiale si riconosceva che  cacciare qualcuno ed internarlo nonper quel che gli è accaduto ma per quel che egli è, evocala  forza violenta dell'odio etnico. Questo aspetto rievoca la preoccupazionedi Freud ("Psicologia delle masse e analisi dell'Io", 1921)  per ladistruttività umana come pulsione di morte. Un agilissimo e brevesaggio di Cesare Musatti ne sintetizza il contenuto che meriterebbe rinnovateriflessioni. In una società civile e democratica gli interessi economici,culturali, scientifici, professionali, sportivi, sono molteplici, ognunodi questi interessi dà luogo a raggruppamenti di persone che condividonogli stessi interessi, e quindi a tanti nuclei collettivi che non coincidonoma si intersecano. 

Quanto più unasocietà è progredita tanto più numerosi sono questicentri differenziati di interessi. Ma questo è anche il punto vulnerabiledella democrazia. Lo spezzettarsi della società, l'esistenza dipiù leader, politici, sindacali, sportivi, scrittori, cinematografici,filosofi, psicoanalisti, santi ed eroi, tutto questo rende la societàpoliedrica, poco unita e - almeno apparentemente - caotica. Nel contestodell'Europa che volgeva alla tragedia nazista Freud sentì l'antisemitismocome discriminazione, un'offesa che non riguardava l'intolleranza semmaila caduta di principi  come la giustizia, l'uguaglianza dei diritti,e il rispetto della persona.
Una società civile deve porsi continuamentela questione della varie differenze, religiose, etniche, socio-culturali.Umberto Galimberti, in un recente articolo sulla creatività di Basaglia,ammette che scopo finale era fare i conti con le figure del disagio (miseria,indigenza, tossicodipendenza, emarginazione, delinquenza) cui la follianon di rado si imparenta  ; la chiusura dei manicomi era piuttostoil mezzo tramite cui la clinica potesse divenire un laboratorio per nuoveforme di relazioni sociali. 
La sofferenza umana nonsi può eliminare. Sta nella vita, sta nell'uomo, è una condizionedell'uomo. Il problema della vita è la contraddizione fra ciòche è l'organizzazione sociale e la sofferenza che si esprime inciascuno di noi. 

Con queste parole tra il giugno e il novembre 1979 Basaglia  esportava oltreoceano lasua azione di rottura e tenne quattordici conferenze in Brasile, nel corsodi seminari  organizzati da varie associazioni di San Paolo, BeloHorizonte,  Rio de Janeiro. Rileggiamo alcune parti essenziali diun discorso tenuto in questa città il 26 giugno del 1979 perchétestimonia fra l'altro  capacità di critica sociale eccezionale ed estremamente attuale: 

A Triestec'erano milleduecento pazienti e oggi ce ne sono molto pochi, e io nonli ho ammazzati Ö Negli edifici  dove c'era l'ospedale abitano oggiduecento persone che non sono necessariamente i malati più regreditio più cronici. Sono persone che non hanno trovato migliore collocazionein città Ö Poi ci sono persone che si sono organizzate in piccoligruppi di cinque o sei per prendere in affitto  un appartamento evivere insiemeÖ Hanno messo insieme il denaro delle pensioni e vengonoaiutate  ad amministrale in proprio, cosa molto importante per lariabilitazione del paziente cronicoÖ noi sappiamo che le persone che sonoin manicomio da cinque, dieci, quindici anni, non sono più malatedi malattia , sono malate di istituzione.

Per trasformare l'assistenzapsichiatrica in risposte effettive ed efficaci  ai bisogni di chisoffre, Basaglia sostenne l'urgenza di distruggere il manicomio perchégenerava e riproduceva follia e cronicità. Vi includeva anche questaragione politica: i movimenti, i partiti e i sindacati che vogliono latrasformazione di una società non possono sopportare che il proletariatoe il sottoproletariato siano trattati in questo modo dalle istituzioni;a chi chiedeva del controllo borghese della salute attraverso la psichiatria, ribadiva che devono essere i partiti e i sindacati a proporre alternativeal problema del controllo. Un discorso sulle alleanze con i tecnici partivasecondo lui (e molti altri esperti e operatori del settore ) da una messain crisi anche della figura tradizionale di tecnico
Il nuovo tecnico deveavere un obiettivo ben preciso: portare avanti il suo lavoro con l'ottimismodella pratica. Se questo non succede non c'è rimedio. Questa frasenon è mia, è di un grande rivoluzionario, Antonio Gramsci,che ha dato agli intellettuali elementi molto importanti su cui riflettere.

Dall'alleanza alla condivisione,senza principi condivisi una comunità non riesce a diventare terapeutica,ciò è coerente al pensiero che la follia e tutte le malattiesiano espressione delle contraddizioni del nostro corpo, e dicendo corpodico corpo organico e sociale

Ma senza il manicomio,luogo di internamento che evoca la paura di essere reclusi, senza questomodello per controllare gli impulsi, come si possono affrontare  questioni così complesse? Basaglia diceva che l'abilità dei"nuovi" tecnici consisteva proprio nel dimostrare che il problema degliimpulsi era legato alla condizione umana. Dalla repressione di chi soffreall'organizzazione del lavoro di cura, per la  salute, per il cambiamentoculturale, dalla reclusione a progetti di tutela, tutto lo spirito di questaopera pubblicata postuma , è ricco di principi democratici esposticon  la salda fermezza di chi sa cercare l'emancipazione dell'uomo,nella consapevolezza lucida che è necessaria molta vigilanza perchéuna legge sia messa in opera. 
Dalle "Conferenze brasiliane " si apprendeil valore  di discussioni, dibattiti, esperienze, riflessioni , affrontaticon pazienza e tenacia, la risorsa dell'impegno per conquiste sociali checontrastano degrado e morte, la speranza di vivere in modo diverso, sono costanti che solo lacerazioni determinate da dislivelli politico -amministrativi del nostro paese hanno potuto offuscare alla pubblica opinione.Le attuali disgregazioni nelle soluzioni di Tutela della Salute Mentalee il vortice del mercato promosso da un liberismo rischioso (soprattuttoin questo campo) agiscono negativamente nei territori socialmente degradati.Occorrerebbero rinnovate tensioni per arginare l'attuale rischio di deprezzamentodi servizi  pubblici su cui operano continui tagli di spesa (che impediscono buone pratiche di programmi di integrazione socio culturale) con la conseguenzache  i gruppi più  poveri e marginali  rischianoulteriori  pericolose  cronicizzazioni.

"A chiusura di questenote, traggo dalle radici d'origine dell' umanesimo utopista  (purtroppociclicamente censurato, rimosso e pur sempre in grado di rinascere) lafresca e vivace scrittura del fiammingo Erasmo da Rotterdam, ammirato intutta Europa oltre che per l'ingegno critico per un'ardita capacitàdi adottare metafore e allusioni; "L'elogio della pazzia" , opera famosissimache celebra questa figlia della lieta spontaneità  capace didar sapore alla vita in nome della semplicità dello spirito ci ammoniscecon grazia: 

Vedeteanzitutto con quanta preveggenza la natura madre e artefice del genereumano,  ha badato perché non manchi in nessun luogo, per condimento,un zin zin di pazziaÖ.perché la vita umana non fosse un mortorio,quante passioni vi ha messo Giove. E in quantità molto maggioredella ragione! La proporzione è di cento a uno, quasi. Inoltre relegòla ragione in un angoletto della testa , abbandonando tutto il resto delcorpo al disordine delle passioni. 
E alla ragione, che èsola, oppose come  due  violentissimi tiranni , l'ira  cheoccupa l' acropoli   dal petto sino alla fonte stessa della vita,cioè il cuore , e la concupiscenza che estende il suo vastissimoimpero giù sino al pube. Contro queste due potenze gemelle qualforza abbia la ragione, lo dichiara abbastanza la vita comune.
 


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