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Il Progetto obiettivo materno-infantile: la tutela della Salute Mentale in età infantile e adolescenziale

Lo Schema Del Documento Che Ha Ricevuto Parere Favorevole Dal Consiglio Superiore Di Sanità Per La Tutela Del Bambino E L'assistenza Dalla Nascita Alla Maggiore Età

(tratto da "Il Sole 24 Ore Sanità" inserto speciale del 29 giugno-5 luglio 1999)

a cura di Gennaro Esposito – Pol.it – redazione di Napoli

Pubblichiamo il testo integrale della parte dedicata alla neuropsichiatria infantile e al progetto di riordino delle strutture pubbliche che si occupano dell’assistenza dei soggetti in età evolutiva, compresa nel recente "Progetto Obiettivo materno-infantile" approvato di recente dal Consiglio Superiore della Sanità. L’importanza di tale documento risiede nel nuovo processo di trasformazione strutturale dei servizi e nella ridefinizione dei livelli assistenziali attraverso l’azione di filtro operato dalle strutture operative delle aziende sanitarie locali. La necessità di integrazione nel modello dipartimentale e soprattutto la messa in rete dei Consultori Familiari con gli altri servizi impone un loro adeguamento nel numero, nelle modalità organizzative e nell’organico. Nondimeno emerge e si rafforza la tendenza alla deospedalizzazione e all’integrazione tra varie competenze, nonché all’umanizzazione dei servizi che dovrà vedere coinvolti il dipartimento di prevenzione , il distretto e le strutture ospedaliere.

Salute degli adolescenti

La promozione della salute e l'assistenza nell'età adolescenziale deve essere potenziata al fine di garantire uno stato di maggiore benessere nella vita adulta futura. Questa esigenza non trova oggi adeguata risposta a causa di carenze istituzionali e della frammentarietà degli interventi di salute per gli adolescenti.

Il Dmi deve prioritariamente sviluppare strategie di intenti appropriate, favorire l'integrazione tra i servizi coinvolti, predisporre strumenti di monitoraggio, operando in modo integrato a differenti livelli, sia per la prevenzione, sia per i trattamenti.

I livello: valutazione dello sviluppo adolescenziale, prevenzione e centri di prima consultazione

Questo livello coinvolge molteplici ambiti e profili professionali che devono operare in équipe (pediatra di libera scelta, pediatra di comunità, psicologo, neuropsichiatra infantile, ginecologo, assistente sociale, eccetera).

Gli interventi devono essere coordinati a livello distrettuale con coinvolgimento dei Cf, degli ambulatori specialistici, dei servizi sociali, eccetera. I Cf possono essere il punto di riferimento attorno al quale organizzare la rete delle risorse.

Molta attenzione deve essere riservata a questo livello all'educazione alla salute e all'analisi delle condizioni socio-familiari o ambientali, predisponenti alla devianza o al disagio. A tal riguardo sono da definire, sede per sede, programmi di intervento concordati tra Sanità, Pubblica istruzione, Grazia e giustizia, Affari sociali, eccetera

I Cf, in rete aziendale, hanno compiti di individuazione di situazioni di difficoltà, di primo accoglimento della domanda di aiuto, di counselling, di trattamento breve su situazioni emergenti a patologia sfumata, e di coordinamento.

Presso i Cf viene attivato un punto di ascolto e di raccolta, anche telefonico, delle richieste di chiarificazione, di consultazione e di supervisione alle situazioni difficili che possono esser rilevate nei diversi luoghi di convivenza coinvolgenti problemi adolescenziali: la fa-miglia, la scuola, i luoghi di aggregazione, eccetera.

I Cf devono essere messi in rete all'interno dell'Azienda, con i vari servizi specialistici e, all'esterno con tutti i potenziali invianti (famiglie, sanità, scuola, giustizia, associazionismo, mondo del lavoro).

II livello: trattamenti a ciclo diurno notturno o in regime di ricovero.

E’ collocabile a livello di strutture per l'ospitalità diurna e notturna e a livello ospedaliero. In quest'ultimo caso il servizio ospedaliero è identificabile con l'Uo pediatrica, integrata dall'Uo ospedaliera di neuropsichiatria infantile, ove prevista, e comunque collegata funzionalmente con l'Uo di neuropsichiatria infantile del distretto.

Le funzioni di coordinamento devono essere affidate, per quanto attiene alle problematiche generali pediatriche (inerenti alla fisiopatologia dello sviluppo, endocrinologiche, sessuali e internistiche) a un pediatra con competenze in adolescentologia, anche integrato nell'équipe della Uoo di pediatria; per quanto riguarda i disturbi psicoemotivi e i disturbi del comportamento, a

un neuropischiatra infantile. Nell'ambito della programmazione regionale devono essere date norme dì indirizzo per le emergenze-urgenze psichiatriche (vedi Uo di Npi) nonché per l'identificazione delle strutture di II livello. E’ determinante una stretta collaborazione con tutte, le competenze che si rendessero necessarie e disponibili e in particolare con il ginecologo, lo psicologo, l'assistente sociale e l'assistente sanitario.

Dev'essere prevista, sempre a livello di Dmi, un'attività di psicoterapia per adolescenti, da collocare in una sub-Ud progettata e gestita in modo peculiare in funzione dei bisogni specifici di questa fascia di popolazione.

Particolare attenzione deve essere rivolta ai disturbi delle condotte alimentari.

La presenza sul territorio di varie strutture che ospitano minori con problematiche molto complesse suggerisce di offrire loro presidi di supervisione e consulenza sistematici, con particolare riferimento all'esigenza prioritaria di fare afferire il minore a strutture dedicate sia sotto il profilo logistico sia per competenze professionali specialistiche, tenendo in particolare conto i problemi delle emergenze-urgenze psichiatriche, nel contesto dei rapporti con i servizi di salute mentale soprattutto ai fini della continuità terapeutica nelle fasi di passaggio all'età adulta.

L'azienda, nella predisposizione della carta dei servizi deve dare adeguata visibilità all'accesso telefonico, con particolare riferimento per le chiamate di urgenza-emergenza psichiatrica in età adolescenziale.

Maltrattamenti, abusi e sfruttamento sessuale dei minori

Il maltrattamento si concretizza ne "gli atti e le carenze che turbano gravemente i bambini e le bambine, attentano alla loro integrità corporea, al loro sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o lesioni di ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di un familiare o di terzi" (IV seminario criminologico - Consiglio d’Europa, Strasburgo, 1978).

Il maltrattamento può concretizzarsi in una condotta attiva (come percosse, lesioni, atti sessuali, ipercura) o in una condotta omissiva (incuria, trascuratezza, abbandono). L'assenza di evidenze traumatiche nel fisico non può escludere l'ipotesi di maltrattamento.

Il trauma relativo al maltrattamento e alla violenza, in particolare quella sessuale, se non rilevato, diagnosticato e curato, può produrre disturbi psicopatologici o di devianza nell'età adulta.

 

Ogni intervento finalizzato a contrastare il maltrattamento non può prescindere da una politica globale di prevenzione primaria, volta a evitare che si verifichino situazioni di disagio nelle quali spesso, ove non sostenute in tempo, possono innestarsi fenomeni di maltrattamento nelle sue varie forme.

Lo Stato, le Regioni, gli Enti locali devono istituire e potenziare servizi sanitariie socio-assistenziali per garantire soprattutto ogni intervento idoneo a rimuovere le situazioni che determinano il maltrattamento nei diversi stadi dell'età evolutiva del bambino, quale strumento fondamentale di prevenzione anche in riferimento a quanto suggerito da organismi interistituzionali quali, a esempio, la Commissione contro gli abusi, i maltrattamenti e lo sfruttamento sessuale dei minori (Dpcm 26 febbraio 1998) nello specifico documento "Proposte di intervento per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del maltrattamento" - settembre 1998.

Azioni

- Aumentare in tutto il territorio nazionale, a livello aziendale o internazionale, le competenze di personale sanitario e socio-assistenziale in grado di intervenire in questo specifico settore.

Attivare in tutte le aree territoriali servizi di aiuto alla famiglia e ai bambini in difficoltà.

- Fornire un'adeguata formazione agli operatori, sia iniziale sia in itinere, tale da poter sospettare, diagnosticare o prendere in carico casi di maltrattamento e abuso.

Sviluppare un'azione di coordinamento dei servizi che operano sia in area sociale che sanitaria ia modo tale da essere in grado di dare risposte congrue, globali e 'in tempi utili.

- Favorire l'interazione della rete dei servizi pubblici con l'area giudiziaria, l'area scolastica e del privato sociale.

- Promuovere nella collettività una nuova consapevolezza dei diritti del bambino.

Strategie

1. Rilevamento dei dati e delle risorse

· Far emergere il fenomeno, indagarlo e conoscerlo sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo: integrare i dati raccolti tramite l'area giudiziaria, i dati relativi ai casi conosciuti dall'area sociale, dall'area sanitaria (pronto soccorso, pediatri di libera scelta e medici di medicina generale, consultori familiari, Uo di neuropsichiatria infantile e di psicologia dell'età evolutiva), con i dati provenienti da altre fonti (centri specialistici pubblici e privati, linee telefoniche di aiuto, eccetera).

· Predisporre una mappa delle risorse disponibili sul territorio in grado di dare risposte in termini di rilevamento, protezione, diagnosi e cura dei minori maltrattati e fornirla ai servizi territoriali coinvolti. (legge n. 451/97 "Istituzione della Commissione parlamentare per l'infanzia e, dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia").

 

2. Formazione

2.1 Formazione di base sul fenomeno del maltrattamento da parte di tutti coloro che operano a contatto con i bambIni perché acquisiscano le competenze necessarie a comprendere i segnali di disagio.

La formazione mira all'acquisizione di nuove competenze specifiche, allo sviluppo di nuove capacità di accoglienza nei 'confronti del disagio sofferto dal bambino anche all'interno della propria famiglia al fine di essere in grado di individuare, il più precocemente possibile, nei loro comportamenti, i segnali del disagio e i sintomi rivelatori del maltrattamento e attivare,altrettanto precocemente, percorsi di protezione e percorsi di presa in carico psico-sociale e sanitaria, che devono essere gestiti da operatori specializzati nel settore.

 

2.2 Formazione specialistica per gli operatori delegati a diagnosticare il

maltrattamento e a prendere in carico la vittima e la famiglia.

Sul territorio devono essere identificate professionalità di riferimento in grado di fornire le informazioni corrette sul "cosa fare" quando viene riconosciuto un segnale di disagio, "come e a chi segnalare" al fine di mettere in moto la rete di protezione, nonché il percorso di aiuto al bambino e, ove possibile, 'al nucleo familiare.

 

3. Organizzazione dei servizi " in rete "

3.1 Servizi integrati in rete: servizi integrati su tutto il territorio 'in grado di porsi come riferimento e supporto nei casi di maltrattamento che devono garantire negli ambiti territoriali di competenza e in accordo con gli enti locali di riferimento due livelli funzionali:

a) organizzativo, attraverso la costituzione di task force di riferimento alla cui formazione concorrono più servizi e nel cui ambito si riconoscono compiti di raccordo e di coordinamento di uno o più servizi integrati in rete.

A questo livello le funzioni sono soprattutto di consulenza agli operatori in particolare sulle problematiche e sull'accertamento del maltrattamento, di collegamento e coordinamento dei servizi in rete, di raccolta dati e monitoraggio del fenomeno, di formazione degli operatori (medici, insegnanti, eccetera).

In linea di massima non si dovrebbero costituire èquipes che si occupino solo di maltrattamenti e abusi a tempo pieno, bensì si dovrebbero individuare operatori "referenti" messi a disposizione a tempo parziale, per un'attività progettuale specifica, che devono operare in stretta collaborazione con gli operatori dei servizi che possono essere coinvolti a livello distrettuale. il servizio sociale e il Cf rappresentano il collegamento funzionale con le altre Competenze collegate in rete sul territorio:

Pediatria ospedaliera, Pediatria di comunità, Pediatria di Libera scelta, Neuropsichiatria dell’infanzia e dell' adolescenza, Sen, Servizio di psichiatria adulti.

b) operativo, finalizzato alla presa in carico dei casi, nella valorizzazione delle risorse esistenti, per evitare la sovrapposizione degli interventi e la moltiplicazione delle figure di riferimento. A questo livello compete l'attività di sensibilizzazione, prevenzione e formazione (specie nel contesto scolastico), l’ascolto e l'intervento su segnalazioni e rapporti con l'Autorità giudiziaria, l'informazione per la rilevazione precoce e tempestiva dei segnali, il trattamento del bambino e della famiglia, gli interventi di emergenza (in raccordo con il centro di coordinamento) la protezione fisica e psicologica del bambino/a vittima tramite il collegamento con le comunità di accoglienza è pronto intervento.

Nella fase di individuazione dell'iter diagnostico e terapeutico, laddove sì renda necessario, gli operatori del gruppo di riferimento si avvalgono del contributo del servizio sociale comunale, delle forze dell'ordine, della magistratura minorile o ordinaria nonché dell'ufficio minori della Questura.

3.2 Protocolli d'intesa. Le Regioni devono coordinare gruppi di lavoro Specifici allo scopo di individuare una comune metodologia d'intervento a carattere multidisciplinare, predisporre l'integrazione dei percorsi sanitari, sociali e giudiziari e, il coordinamento delle risorse pubbliche e private. I protocolli d'intesa rappresentano un efficace strumento per definire i ruoli, le funzioni, le modalità, i percorsi, le interazioni tra le diverse istituzioni e tra le istituzioni e le realtà di privato sociale, cui devono fare riferimento tutti gli operatori del pubblico e del privato. In particolare le Regioni dovranno individuare poli di riferimento in strutture pubbliche attrezzate adeguatamente con operatori di professionalità specifica, per consentire l'audizione protetta di minori da parte dell'autorità giudiziaria competente.

È opportuna l'identificazione di aree a rischio per stabilire priorità di intervento a seconda dei rilievi epidemiologici.

La scuola rappresenta il luogo privilegiato di osservazione del disagio dei bambini e degli adoléscenti e rappresenta il contesto sul quale puntare l'attenzione per interventi mirati di prevenzione. L'insegnante è il trami-te per una rilevazione precàce e il suo ruolo deve essere maggiormente valorizzato; ogni intervento integrato deve vedere rappresentata la scuola.

Oltre alla scuola e quindi i Provveditorati agli Studi, soggetti istituzionali ed Enti coinvolti sono principalmente: le Regioni e gli Enti locali, (singoli o associati), le Aziende sanitarie e ospedaliere, le Prefetture, l'Autorità Giudiziaria, gli Uffici minori delle Questure e la Polizia 'giudiziaria, i Centri per la giustizia minorile, il privato sociale, Enti e Associazioni di volontariato, Enti e strutture di formazione e di ricerca, Università, altri soggetti a vario titolo organizzati.

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