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PSICOPATOLOGIA CLINICA

Di Lodovico Cappellari

Perché una sezione di psicopatologia in POL.it ?

E di quale psicopatologia si parlerà?

La prima domanda richiede una risposta articolata che, nel contempo, ci permetterà di rispondere anche alla seconda.

Vi è oggi un ritorno serio, fondato, alla ricerca psicopatologica, intesa come tentativo di descrizione e comprensione delle esperienze interne che il paziente vive nel corso del suo disturbo.

Con una precisazione, e cioè che queste esperienze sono significative (possono acquistare un senso), all'interno dell'incontro tra medico (psichiatra, psicologo etc.) e paziente e non possono essere disgiunte dal significato che viene dato a questo incontro.

Abbiamo più volte ripetuto che la psicopatologia moderna è nata e si è sviluppata quando la psichiatria non si è limitata a osservare il paziente, ma ha cominciato ad ascoltarlo: compito dello psichiatra non era più solo quello di osservare e descrivere (mantenendo una distanza dai pazienti) ma diventava quello di ascoltare e comprendere, perché come scrive Scharfetter "il paziente non ha sintomi, ma vive delle esperienze".

Come ben si può comprendere, siamo di fronte ad un salto dottrinale e metodologico, ad una vera e propria rivoluzione, che di fatto ha profondamente mutato le modalità di incontro con i pazienti psichiatrici, e in particolar modo con gli psicotici.

La psicopatologia cui noi ci riferiamo in questa sezione sarà prevalentemente quella fenomenologica, nata agli inizi del ‘900 con gli scritti di Jaspers, che per primo operò una sistematizzazione del metodo psicopatologico; il grande merito di Jaspers, come ha scritto Eugenio Borgna, è quello di "aver introdotto la categoria della soggettività e dell'intersoggettività: egli ha posto l'area dei vissuti dei pazienti come oggetto tematico per la psichiatria e anche come sorgente per le conoscenze, le acquisizioni e la formulazione della diagnosi psichiatrica. Il limite della fenomenologia jasperiana è quello di aver ritenuto che tutto ciò che, dell'esperienza del paziente, poteva essere rivissuto dal medico fosse una realtà psicologica comprensibile ed afferrabile con categorie ermeneutiche, mentre tutto ciò che non poteva essere comprensibile cessava di essere una esperienza psichica, cessando pertanto di essere oggetto di interpretazione".

Va peraltro sottolineato che i concetti jaspersiani di incomprensibile-inderivabile non si riferiscono tanto al contenuto del delirio, quanto alla sua struttura ultima: " il fatto cioè — come scrive Giuseppe Martini - che le difficoltà esistenziali e ambientali di una data persona (che solitamente si riflettono nel contenuto del delirio) abbiano assunto proprio la forma, il modo di essere del delirio". Jaspers afferma infatti: "E' impossibile comprendere un vero delirio nella sua genesi. Dalla disposizione, dall'ambiente e dall'esperienza vissuta si può comprendere il contenuto del delirio, ma il carattere delirante della esperienza vissuta resta l'elemento nuovo specifico, che deve inserirsi in un preciso momento della vita. Il meccanismo paranoico è incomprensibile".

Negli anni successivi Binswanger, Minkowski e K. Schneider — per non citare che loro - saranno artefici di un superamento di queste posizioni jaspersiane; nella loro ricerca, e in modo particolare in quella di L. Binswanger, la Sinngebung (donazione di senso) è stata al centro degli studi di questi Autori, capaci di scrivere pagine ancor oggi attualissime e permeate di un profondo rispetto verso l'esperienza dell'altro, anche quando questa esperienza denota una grave rottura con la Koiné.

La psicopatologia fenomenologica ha avuto, ed ha, in Italia, illustri e conosciutissimi (anche all'estero) rappresentanti: B. Callieri, D. Cargnello, E. Borgna, A. Ballerini, L. Calvi, F. Barison, G. Gozzetti e molti altri ancora, che sono stati capaci di conservare e di sviluppare negli anni un insegnamento continuo, una ricerca puntigliosa, che permette oggi ai più giovani di raccogliere questo prezioso lavoro, utilizzandolo veramente nella prassi quotidiana. Sottolineo questo ultimo punto in modo particolare, perché da sempre la psicopatologia fenomenologica è stata vista come un sapere riservato a pochi, assolutamente estranea ad ogni coinvolgimento nella pratica dei Servizi, quasi che essa rappresentasse solamente un momento estetico, di assoluto isolamento e di rifiuto di ogni coinvolgimento con il fare.

I lavori che questi autori (prima citati) hanno scritto nel corso degli ultimi decenni testimoniano il contrario: la tenacia nell'ascoltare le esperienze soggettive, nel cercare di comprenderne il senso è stato ben definito da Ballerini "il punto zero", ma anche il punto di partenza di ogni approccio tendenzialmente fenomenologico, che ogni servizio che funzioni realizza nella prassi quotidiana, mettendo tra parentesi ogni pretesa esplicativa, ogni "teoresi assolutizzante".

In questo senso, allora, la psicopatologia fenomenologica diviene veramente un metodo di esplorazione dell'incontro con il paziente, partendo, come è ovvio, dalla sua osservazione, ma estendendosi progressivamente all'ascolto di quanto egli riesce a comunicare all'interno di un rapporto basato costantemente su un profondo rispetto per l'altro e capace di sospendere, anche per lungo tempo, ogni pretesa esplicativa, in modo da permettere che la soggettività del paziente non sia coartata né da diagnosi interpretative, né da terapie indirizzate esclusivamente sul sintomo (o, meglio, sul silenziamento del sintomo).

Scrive Giovanni Gozzetti: "Ascoltare, sentire e descrivere in collaborazione con il malato, cercare di cogliere un senso seppur provvisorio da comportamenti che, a prima vista, possono sembrare assurdi, questo è lo scopo della psicopatologia o, se si vuole, dell'ermeneutica psicopatologica, col suo faticoso perseguire il cammino della comprensione, tornando e ritornando come in un cerchio su di un tema, riprendendo ogni volta, con ulteriori possibilità di intravedere sempre di più.

Si tratta di un esercizio faticoso: non bisogna credere che si possa ricorrere alla scorciatoia di un cogliere immediato, con una penetrazione, quasi a colpi di fioretto; ……..nell'approccio psicopatologico, che mira ad un continuo comprendere non esaustivo, va fatto uno sforzo metodologico per evitare ogni illusione di raggiungere una conoscenza completa. …..La psicopatologia gira attorno al suo oggetto, cercando di coglierne il significato e quindi più con l'ascolto che con lo sguardo, sapendo in anticipo che mai arriverà ad una conoscenza totale" .

Questa Sezione di Psicopatologia fenomenologica partirà appunto da tali presupposti, per permettere, all'interno di POL.it, uno scambio tra colleghi e studiosi interessati alle problematiche psicopatologiche e ad un approfondimento di alcune di esse; cercheremo di pubblicare lavori utili a questo scopo, chiedendo nel contempo a tutti i colleghi interessati di partecipare a questa discussione on line inviando i loro contributi e le loro osservazioni.

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