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ORGANIZZAZIONE DELL'ASSISTENZA PSICHIATRICA INTERNA nell'ambito del progetto di Riordino della medicina penitenziaria

di cui al D.L. 230/99

Gemma Brandi

Psichiatra psicoanalista

Consulente Psichiatra del Ministero della Giustizia

Coordinatore del Gruppo di Lavoro Giustizia e Psichiatria dell'Azienda Sanitaria di Firenze

[per conto dell'Azienda Sanitaria di Firenze]

PROPOSTE OPERATIVE

Risulterebbe che negli ultimi anni, per evidenti problemi di bilancio, il lavoro psichiatrico nel N.C.P. di Sollicciano si sia progressivamente limitato a dare risposte allo stillicidio delle urgenze, senza avere per lo più la possibilità di dedicarsi alla prevenzione dell'emergenza, che è poi la funzione prioritaria del lavoro psichiatrico territoriale, teso a fare acquisire un benessere maggiore al malato di mente e insieme all'ambiente che lo circonda. Questa pratica sostanzialmente legata all'emergenza, non pare essere stata granché proficua ai reclusi psichicamente sofferenti. Il Servizio Psichiatrico Interno, che aveva lavorato nei primi anni sull'affidamento dei casi e quindi sulla presa in carico personalizzata, unico strumento riabilitativo affidabile, ha finito per operare in una prospettiva occasionale e prevalentemente organicistica. L'esperienza del passato e del presente può solo fornire una conferma dell'utilità di pratiche psichiatriche dipartimentali in carcere

Le stimolanti aperture del D.A.P. per l'immediato futuro, quanto meno per il periodo che va dal presente al passaggio al S.S.N., suscitano aspettative che le esigue risorse disponibili sembrano rendere però modeste sul piano pratico. Le energie economiche per l'assistenza psichiatrica individuate dalla Circolare 577373/99 ammontano a 72 ore settimanali x 40.000 lire orarie, corrispondenti a un totale di 312 ore mensili, per una spesa di 149.760.000 lire annue. Con questo budget si potrebbe coprire la spesa necessaria per avere un dirigente psichiatra e mezzo. Considerato poi il diritto ai congedi ordinari e straordinari, alla malattia e all'aggiornamento del personale dipendente, si finirebbe per avere a disposizione l'orario di uno psichiatra. Tale orario permetterebbe di organizzare una presenza diurna di 6/8 ore complessivamente sui sei giorni previsti dalla circolare, con non più di 9 ingressi settimanali. Le scarse energie dovrebbero servire appena a rispondere al bisogno psichiatrico espresso. Rischierebbero di restare inevasi interventi di emergenza fuori da detto orario, non essendo prevista alcuna forma di reperibilità, e non facilmente sarà possibile svolgere molte delle funzioni individuate dalla circolare in questione, quali le azioni integrate con il personale delle molteplici aree, il trattamento psicoterapeutico, il consulto multidisciplinare nell'ambito dei diversi servizi sanitari, la partecipazione attiva al Gruppo di Osservazione e Trattamento, l'approfondimento diagnostico del disagio rilevato dal Servizio Nuovi Giunti (che è -lo ripetiamo- un Servizio composto da psicologi), la gestione di appositi spazi di accoglimento delle persone più sofferenti. Nei primi anni '90, quando risulta che a Sollicciano sia stata avviata la sperimentazione di un'assistenza psichiatrica penitenziaria avanzata, le ore effettuate dal Servizio Psichiatrico pare fossero mediamente 200 settimanali, cui corrispondevano circa 23 ingressi. Si tratta grosso modo dell'impegno orario di 6 dirigenti psichiatri, ma all'epoca la popolazione era inferiore a quella attuale, e non sembra prevedibile una riduzione di questa.

Alla luce dei dati e delle esperienze, nonché dei bisogni espressi, riteniamo di formulare proposte immediate, proposte di medio periodo, proposte a regime.

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