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BOLLETTINO FENASCOP

LA FORMAZIONE NELLE CRT a cura dell'équipe dell'OASI Regina Pacis

L'équipe dell'Oasi Regina Pacis intentaaconformarsi con quelli che sono gli indicatori che garantiscono laqualitàdei servizi di riabilitazione delle Ctr, ed intenta aconcorrere con ledirettive nazionali, si è proposta una serie diobiettivi da perseguireed attivare nell'arco dell'anno1998/99.

Tra questi ha assuntopriorità assolutala formazione degli Operatori della Ctr:Animatori, Infermieri Professionalied Ausiliari.

Pur nel convincimento che gli interventiformativiespletabili in realtà come la nostra non si esaurisconomai, dovendosempre tenere il passo ed aggiornarsi con gli sviluppi settoree le dinamicheprospettate anche dai vari pazienti, il ns. progetto prevedeuno sviluppoa cicli, in un arco di tempo di tre/quattro anni e con unamodalitàcontinuativa, vi sarà un oscillazione fra 6 mesi diattivitàe tre di pausa. Verrà realizzata nell'ambito dellasettimana lavorativa,i conduttori dei gruppi si inseriranno nei turni dilavoro degli Operatori.Sono previsti 4 gruppi di lavoro, tanti quanti sonoi turni di attivitàdelle diverse categorie professionali. In talmodo si prevede di attivare,per gruppo, un incontro ogni 10 giornicirca.

Nella fattispecie lemotivazioni che hanno spintol'équipe dell'Oasi a concretizzare ilprogetto di formazione sonodate dalla consapevolezza che, affinchéuna Struttura riabilitativaper malati di mente sia funzionale per ilperseguimento dei suoi obiettivi,è necessario basare qualsiasi tipodi intervento sulla relazione.

Ilpaziente psichiatrico futuro utente della CTRsarà sempre dipiù un paziente con sintomatologia acuta seppur,spesso, concapacità residue da valorizzare; un paziente, comunque,passibile didiversificati interventi di inserimento sociale. Per tale motivoènecessario rapportarsi ad esso con una modalità relazionalecreativaed empatica che mostri di saper ascoltare le proprie emozioni edil propriovissuto affettivo.

A tale scopo gliOperatori, ed ugualmente gli stessitecnici della riabilitazione, devonoessere sempre di più in gradodi "guardarsi dentro" perimparare a leggere, quanto piùfedelmente possibile, la propriarelazione con il paziente svuotandola dieventuali proiezioni efantasmi.

I gruppi di formazione sonostati impostati inun'ottica di confronto che utilizza metodologie attive egruppi esperenzialiper comprendere la storia del paziente ed i suoidesideri e che evidenziciò su cui è possibile operaresecondo un lavoro di empowerment.

Lasimulata ed altri specifici giochi psicologicidi interazione diventanocosì un modello funzionale per sperimentarela relazionedell'operatore con il paziente.

Occorre, inoltre, dire che i gruppi diformazionerappresentano per la stessa équipe uno strumentoestremamente riccoed utile ai fini del confronto e dell'aggiornamentoprofessionale. Ogniciclo di incontri di formazione viene seguito da unincontro di supervisionein cui tutti i conduttori si confrontano e sicoadiuvano nell'utilizzarese stessi come strumenti di un approccio comunemirato a limitare l'insorgenzadi eventuali difese psicologiche. Dai primidue mesi, del tutto sperimentali,di incontri di formazione, si èottenuto un ottimo risultato cheha permesso ai membri dell'équipe,provenienti da formazioni diverse,di poter finalmente trovare uno"spazio," idoneo al confrontoal fine di operare secondo unalettura completa, approfondita ed ecletticadel paziente nonchédella stessa dinamica istituzionale.

Nel quadrodi una serie di incontriscientifici organizzati da alcune delle CTR Fenascopdella Siciliaarticolati nell'arco del 1998, il giorno 6 ottobre 1998 pressola C.T.R.OASI REGINA PACIS di Motta S. Anastasia.- Catania, si ètenuto ilSeminario Scientifico FENASCOP dal titolo"Comunitàterapeutico-riabilitativa eterritorio".

I lavori,che vedevano come chairman ilDr. Carmelo Astuto primario del Dipartimentodi Salute Mentale al qualeafferisce per territorio l'Oasi Regina Pacis,sono stati aperti dalla relazionedel dott. Sollima, uno degli psichiatriche operano nella struttura, cheha incentrato l'attenzione su C.T.R.territorio ed interventi di rete,in particolare sono state messe inrilievo l'operatività di "rete"all'interno delterritorio, e gli interventi a questo livello, medianteuna lineaespositiva fondata sui significanti chiave di una terminologiaattuale, cherimanda principalmente ai concetti di care, comunity, casework,casemanager.

Il concetto di casemanager ha dato aditoad un interessante dibattito, dove è statoripreso ed approfondito,e dove ne è stata escussa lapotenzialità operativa.

Il lavoro di rete deve prevedere iniziativedi sostegno cheinfluenzino le condizioni di vita e di salute mentaledelpaziente.

All'interno diun lavoro di rete si inseriscebene il concetto di residenzialitàche non rappresenta l'ultima possibilitàdi collocamento per ilpaziente, ma riguarda un momento essenziale per unpercorso adattato allaspecificità del paziente.

Da una medicina basata sul consenso cispostiamo verso una medicinabasata sull'evidenza nel senso che il percorsodella malattia mentale vamonitorato attraverso linee guida di trattamentoe standard diagnosticimigliorabili con la raccolta continua di indicatoridiqualità.

Un ulteriorecontributo è venutodalla relazione del dott.Cantone, uno deglipsicologi che operano nellastruttura, che ha sottolineato gli aspettipiù concreti di ciòche per la Comunità Oasi ReginaPasi vuol dire relazione con il territorio.

In tal senso è stato presentatounquestionario, somministrato alla popolazione di Motta S.Anastasia, daduetesiste della scuola per Assistenti Sociali dell'UniversitàdiCatania,che rilevava l'accettazione o meno da parte della popolazionedegliospiti della comunità.

I dati emersi pur evidenziando la difficoltàculturale adaccettare lo stereotipo della malattia mentale, in senso astratto,hadenunciato il positivo approccio ai singoli individui realizzato neltempocon l'effettivo contatto; si è potuto anche constatarel'interessamentoe la partecipazione da parte di associazioni umanitarie edi singoli alleattività della comunità e quindi un'ampiaapertura verso ilproblema.

Altro aspetto interessante emerso èstato il confronto conil territorio inteso come salute mentale pubblicache deve essere semprepiù stretto e collaborante con le esigenzedella comunità,che rappresenta uno spazio fondamentale della presain carico sostanzialedel paziente.

Infine ladott.ssa Scuto, psicologa dellastruttura, ha esposto un'esperienza difabulazione vissuta con i pazientiall'interno del laboratorio diarte-terapia che aveva come ambientazioneil paese di Motta e come tema ladiversità nelle sue molteplici sfaccettature;tale esperienza caricadi affettività ha permesso di meglio comprenderei vissutipiù profondi degli ospiti della comunità anche rispettoalloro "esserci" per l'altro e quindi esistere per lacomunitàdi Motta.

Questo contributo clinico così comegli altri hanno datovita ad un dibattito aperto che ha permesso un confrontocostruttivo tra levarie realtà presenti nel nostro territorio.

Lo scopo di questo incontro era quellodipresentare esperienze diverse al fine di creare un clima dicollaborazione,tra pubblico inteso sia come istituzione che cometerritorio, che andasseoltre l'esposizione formale degli interventi;questa condizione per noioperatori del settore diviene imprescindibile nelmomento in cui il confrontoreale rappresenta crescita edoperatività.


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