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Il Sig. DONATO BILANCIA

1 - Esame psichico

2 - La storia della persona: sviluppo e iter successivo

3 - Considerazioni diagnostiche - Struttura e dinamica profonda della personalità

4 - Natura e significato dei comportamenti anomali

5 - Osservazioni conclusive

6 - Bibliografia

7 - Elenco di riferimento

4 - Natura e significato dei comportamenti sessuali

Ci si pone ora un problema fondamentale. Cosa accade, o meglio cosa scatta, per trasformare, a valanga, un individuo di 45 anni, con un forte trauma narcisistico della personalità, un'insufficienza superegoica e d'ideale dell'io, con meccanismi di difesa ipertrofici di ladro ricco e gentiluomo, di gambler, e con sentimenti d'insufficienza e di deficit d'identità sessuale, ma pur sempre un ladro, in uno spietato omicida che in pochi mesi consuma una serie così nutrita di delitti?

Dobbiamo pensare ad una via facilitante che abbia aiutato e reso scorrevole una via precostituita che, come abbiamo visto, è quella che dall'incapacità di elaborare la ferita narcisistica, l'umiliazione antica, l'offesa affettiva mortale alle esigenze primarie del sè, conduce al sentimento di risarcimento terribile e di rivendicazione totale che segue la legge del tutto o del niente, tenendo dietro alla stessa immagine del sè, e quindi alla stessa proiezione del sè grandioso che veniva seguita prima: il cambiamento appare quantitativo, e non qualitativo, tendendo, come prima, ad annullare come risarcimento estremo ogni considerazione dell'altro e, per identificazione introiettiva, dell'oggetto sè. L'alto grado di isolamento può avere favorito questo passaggio quantitativo, ciò che è sottolineato dagli autori americani quando sostengono " you too can learn serial killing ", sottolineando appunto l'importanza del principio del learning, a cui io, in verità, credo poco.

Un secondo aspetto del problema è quello dell'emergenza del mondo immaginario e fantastico, e cioè del passaggio dal mondo interno (porto franco di ogni tipo di fantasia) al mondo esterno come acting o messa in scena senza mediatori simbolici o metaforico: è evidente che questo acting out non può avvenire senza eventi o realtà sociali facilitanti (3). Dopo le prime traduzioni in atto il meccanismo di isolamento e di scissione affettiva, associato con la coazione a ripetere, propria del superIo perverso, entra in gioco e in qualche modo il signor Bilancia non ha torto nel dire che non sa più come mai è successo, dato che è entrato in gioco un automatismo e l'isolamento affettivo.

L'acting, o quello che potremmo chiamare la acted sadistic fantasy (5) ha quindi dietro fantasie di distruttività infantili e adolescenziali, fantasie polimorfe e confuse, che vanno dalla vendetta pura al comportamento sadico sessuale, come se si fosse di fronte ad una fantasia come possibilità insatura che, ove saturata, fa passare dal mondo fantastico a quello reale.

E qui possiamo cogliere con una certa precisione i meccanismi di saturazione e quindi l'inizio e il cambio di rotta, da "ladro gentiluomo " a "omicida multiplo ". Cercheremo di cogliere gli aspetti dinamici dei delitti per trovare il denominatore comune, o meglio il fil rouge e l'iter che lega assieme situazioni disparate. Possiamo premettere che tre elementi fondamentali costituiscono questo continuum, il vissuto d'esigenza di risarcimento della ferita narcisistica arcaica che corrisponde al senso d'insostenibile umiliazione attuale, l'intolleranza della frustrazione e della depressione conseguente, il controllo totale della situazione per evitare l'abbandono. Per questo, e per brevità, numereremo gli omicidi da 1 a 17 secondo lo schema allegato. In verità, come abbiamo già detto, egli fa precedere il tutto, come un mutamento interiore al senso di essere tradito dagli amici che si è evidenziato dal 1983, in occasione del furto di Croce Fieschi. Ma il primo episodio è, come si dice, la goccia che fa traboccare il vaso: questo omicidio era in attesa da anni sostituito fino ad allora dalla rivendicazione costituita dall'intrusione ladresca nella intimità altrui, dalla grandiosità mondana e disinvolta a superare l'angoscioso isolamento, da una vita relazionale apparentemente tumultuosa a celare il senso di blocco interno, e dal gambling rischioso e milionario. Ma la frase colta per caso "t'è vistô che l'ho agganciô ô belinôn ", ha messo in moto l'intollerabilità finale, la ritorsione complessiva di tutti i torti e ingiustizie subite dalla prima infanzia e via via ingigantiti nel mondo fantastico fino all'oggi, un "te la faccio vedere "riassuntivo di tutte le frustrazioni e di tutto il fremente senso d'ingiustizia profondo che risale al distacco e al disinteresse per la scarsa sensibilità materna prima e paterna dopo.

Un accurato cerimoniale di controllo della coppia genitoriale, con un rituale complesso che completa e integra l'atto precedente, definisce nel secondo episodio (casi 2, 3) contenuti conflittuali delineati prima, mentre nel terzo episodio siamo al punto fondamentale, quando il signor Bilancia ha compreso ed ha avuto la rappresentazione precisa della facilità e della scorrevolezza del passaggio all'atto dalla fantasia rivendicativa e distruttiva, che diventa in qualche modo rutinaria. In effetti questo duplice omicidio, che rinnova il rituale del controllo e della vendetta sulla coppia genitoriale, è l'interruttore che produce la scelta del comportamento ripetitivo, e il momento che definisce l'elemento facilitante il quale definitivamente fa passare dal crimine immaginario all'atto criminoso, dissolvendo ogni confine tra mondo interno e mondo esterno. Rimane a coprire e a razionalizzare l'atto di fronte a sè stesso un'improbabile rapina che è una difesa dell'Io estrema contro l'emergere delle pulsioni arcaiche e che cerca inutilmente di nasconderle all'Io stesso dell'omicida. Gli elementi di vendetta per il torto antico si ripresentano puntualmente, ormai facilitati ed in discesa, e con un procedimento iniziale di ritualizzazione, nel quinto episodio (caso 7), ove la debole giustificazione nell'hic et nunc diventa una banale contravvenzione che sta al posto del torto profondo, ma in cui sono fondamentali la coazione a ripetere e la facilità del passaggio, una volta dissolta la membrana mentale che separa il mondo esterno da quello interno. Ed è proprio a questo punto, nel sesto episodio (caso 8) che la rivendicazione arcaica si inserisce nelle fantasie masturbatorie adolescenziali, e l'elemento di controllo della donna (o di controllo materno) si fa commisto e si intrica nella trama fondamentale della grandiosità infantile e del risarcimento del torto: il delitto si fa qui sessuale, in quanto comporta una prostituta, un rapporto sessuale, una donna nuda (la dimensione scoptofila di cui parlavamo); ma in realtà l'aspetto propriamente erotico appare del tutto secondario; mentre domina la coazione a ripetere e la ritualizzazione cerimoniale in un rituale di controllo e di possesso grandioso e distruttivo, ad evitare il tragico ed intollerabile vissuto di perdita.

Questa ritualizzazione e questa coazione a ripetere risultano evidenti nel settimo (caso 9), nel decimo (caso 13) e nel dodicesimo (caso 15) episodio, che sono una ripetizione cerimoniale degli altri, seguendo la via facilitante nel tentativo illusorio di una soluzione del conflitto dell'ieri con una serie di azioni nell'oggi. L'ottavo episodio (caso 10), è una falsa rapina: cambia lo scenario, il setting totale, diremmo; viene inscenata una sorta di rapina professionale, dove il signor Bilancia cerca di rendere compatibili e di mettere insieme la figura del ladro professionista e quella del vendicatore omicida, a formare una immagine di sè stabile: in fondo inizia qui un iter per darsi una rappresentazione convincente, superando una incertezza di identità che lo tormenta anche dopo aver trovato la via facilitante dell'omicidio per mettere in scena e liberarsi con l'acting del conflitto: ed oscilla tra un rivendicatore ed uno che fa pagare il torto, un rapinatore ben definito, o un "serial killer "preciso del tipo culturalmente noto: in questo senso vanno intesi l'undicesimo e il tredicesimo episodio (casi 14, 16), dove in qualche modo egli costruisce una immagine che accontenta quello che per lui è la rappresentazione di un omicida classico, ma anche qui il rituale narcistico onnipotente della presa di possesso e del controllo, via fantasie sessuali adolescenziali (la fantasia masturbatoria centrale, porto franco di tutte le rappresentazioni sessuali e distruttive) domina il quadro, con la masturbazione ed i rituali connessi del tredicesimo episodio. Per ritornare poi al punto comune, sempre presente nel fondo, che è la rivendicazione e la ritorsione per il torto e la ferita narcisistica, sanando l'intolleranza della frustrazione nel quattordicesimo episodio (caso 17), costruito come risposta ad una frase scontrosa.

Un'ultima annotazione di particolare interesse, riguarda il nono (casi 11, 12) e il quindicesimo episodio (omicidio non attuato) della nostra serie, che stanno a dimostrare il fondamentale intervento della sua parte infantile.

Nel nono episodio, il signor Bilancia, terrificantemente preciso e infallibile in tutti gli altri omicidi, qui uccide due metronotte ma fallisce nell'uccisione del transessuale con cui si accompagnava: l'ipotesi che si può fare qui, ove si tenga conto dei rilevanti disturbi dell'identità sessuale, legata all'intensa identificazione materna come oggetto sè introiettato per evitare la perdita antica, e alle difficoltà d'identificazione paterna per l'eccesso d'ambivalenza, è che nel rapporto progettato col transessuale la relazione narcisistica con la parte di sè a sessualità incerta, identificata con la madre, sia stata dominante, secondo un meccanismo ben noto in psicoanalisi, del sè bambino amato dal sè madre, come si sarebbe desiderato che la madre amasse il bambino. In questo caso, il fallimento sarebbe un atto inconsciamente determinato per risparmiare il sè bambino o il sè madre. Così come l'istanza inconscia di risparmiare il sè bambino, e la relazione madre-bambino, ha certamente salvato, nel quindicesimo episodio, la vita della prostituta, che è stata graziata nel momento in cui ha fatto appello al piccolo bambino cui doveva accudire. A ben vedere, i delitti possono essere inquadrati, sul piano dinamico profondo, in alcune categorie di massima, che sono diverse espressioni del denominatore comune, che, come abbiamo più volte detto, si basa sulla diade ferita narcisistica intollerabile- rivendicazione aggressiva.

1 - Delitti diretti da transfert, in cui l'angoscia e l'intolleranza della ferita narcisistica originaria e l'istanza di risarcimento e rivendicazione viene trasferita dal mondo antico infantile, cui appartiene, nell'hic et nunc, venendo ad essere agita, o messa in scena, tramite un dissolversi dei confini tra mondo interno e realtà.

2 - Delitti pseudoerotici, con rituale parafilico, che mettono in scena, tramite la struttura rituale perverso-ossessiva, oltre al denominatore comune di cui sopra, l'esigenza di controllo onnipotente.

3 - Delitti coperti da razionalizzazione, o acting con giustificazione che ripete la formazione del malavitoso grandioso, come la continuazione e la trasformazione del suo personale Arsenio Lupin, omicidi in apparenza per rapina, ma in realtà, al di sotto del travestimento razionalizzante, non diversi dagli altri.

4 - Delitti con tentativo di soppressione di una parte di sè infantile e scissa, legati alla turba di identità, che sono quelli che parzialmente non riescono o non sono realizzati, per l'esigenza di preservare il sè bambino o il rapporto madre-bambino: sarebbero questi progetti interiori suicidi, simili al gesto del fratello, che non possono essere posti in atto per l'ambivalenza prevalente ed il forte bisogno di rapporto fantasticato.

Per continuare nell'esame della struttura profonda di questo agito criminoso, possiamo notare la frequenza del fenomeno del ritorno del rimosso, che mette allo scoperto nuclei integri degli eventi conflittuali antichi. Intanto, la comparsa dei gabinetti dei treni, che ci riportano all'area del bagno e dell'accudimento infantile, lo holding nel rapporto madre-bambino, con l'angoscia di separazione e il trauma connesso. Poi gli aspetti scoptofilici, presenti sia nelle fantasie sessuali sia nelle realizzazioni d'alcuni rituali parafilici. Infine l'eliminazione delle coppie, come attacco alla coppia possibilmente con notevole intesa, dato che il rapporto d'intenso legame e subordinazione padre/madre ha significato nella sua infanzia l'impossibilità di relazione con la madre. In realtà, come si vede, la sessualità, anche quando c'è nel rituale omicida, è sempre, come dicevamo prima, cerimonializzata, simbolica e metaforica, e di fatto del tutto congelata al servizio di ben altre istanze profonde, di tipo arcaico e pregenitale, e proprio per questo così tragiche, con la tendenza a dissolvere i confini dell'Io tra mondo fantastico e reale. Poco a che vedere dunque questi omicidi hanno con la parafilia, e mancano gli elementi omosessuali ed il feticismo ossessivo che di solito si prevede in casi similari. Invece, sono presenti tutti gli elementi di sovvertimento del sè previsto dalla letteratura scientifica, e cioè la presenza del rovesciamento delle pressioni dell'istinto di morte, per cui l'angoscia di morire per la lesione narcisistica arcaica si trasforma in angosciosa esigenza di uccidere, la presenza di eventi facilitanti e scatenanti nella personalità le dimensioni distruttive, come i "tradimenti" successivi e la tragica fine del fratello, il ruolo delle fantasie e del senso di umiliazione nella terra di nessuno delle fantasie masturbatorie, ed infine il continuo fallimento di ogni valido rapporto tanto che "the devil jump out of the isolated man " (3).


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