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Il Piccolo di Trieste, giovedì 18 aprile 2002

Il sottosegretario alla Salute alla cerimonia inaugurale del convegno organizzato dalla Regione per l’Organizzazione mondiale della sanità
Guidi: «Mai più manicomi, né veri né mascherati»
«E, come avvenne nella psichiatria, spero che parta da Trieste la svolta sul tema della disabilità»


Il neuropsichiatra infantile ed ex ministro del primo governo Berlusconi accusa la Finanziaria di essere un colabrodo di sprechi. Oggi Sirchia al «Burlo»

A Trieste è venuto più volte, ma se la porta in cuore per il ricordo entusiasmante di una stagione creativa e battagliera, quando prese parte alla «rivoluzione» basagliana che proprio qui stava chiudendo i manicomi. «Mi ricordo che una volta, con mia moglie, dormimmo perfino in macchina. Era il 1978. Che anni, che fermento. Portavo in giro il film ’’Matti da slegare’’, e non era proprio tenero».
Antonio Guidi, neuropsichiatra infantile, affetto da tetraparesi spastica, oggi sottosegretario del ministero della Salute, diventato ministro della Famiglia col primo governo Berlusconi, ma in precedenza attivista della Cgil, è un esperto di problemi sociali e su molti aspetti ha già dimostrato laicità politica. Ieri era alla Stazione marittima per la giornata inaugurale del convegno organizzato dalla Regione per conto dell’Organizzazione mondiale della sanità, dove è stata illustrata la nuova classificazione della disabilità che in sette anni di lavoro ha messo d’accordo 65 paesi, è stata accettata da 190, ha coinvolto 25 centri di studio italiani, con il coordinamento finale dell’Agenzia regionale della sanità. Aperta dal presidente della Regione, Renzo Tondo, la conferenza girerà oggi il messaggio ai paesi ospiti, 70 gli invitati, da Andorra a Yemen. Alle 11 arriva il ministro Sirchia, che a fine mattina visiterà il «Burlo Garofolo».
Guidi, eloquio segmentato ed efficace, ha sparato contro «quei ministri che se parlano di Sanità parlano solo di risparmi», ha accusato la Finanziaria di essere un colabrodo di sprechi, se l’è presa coi presunti «sani» (persone, ma anche paesi ricchi rispetto a quelli poveri) che «hanno il metro della vita» e decidono dei destini altrui - un rifiuto dell’eutanasia, ma anche un invito a riconsiderare che cosa sia la salute: «La salute è democrazia».
«Spero - ha commentato poi - che Trieste porti fortuna a questa ’’rivoluzione’’ che riguarda l’handicap, come la portò alla psichiatria. Anzi, da qui annuncio che Sirchia ha appena varato l’Osservatorio sulla salute mentale, da me presieduto. Posso assicurare che ai manicomi, veri o mascherati, non si tornerà».
E che cosa farà l’Osservatorio?
Fornirà strumenti critici e tecnici alle Regioni e suggerirà leggi. Il mio obiettivo è estendere l’assistenza ai bambini e agli anziani, due fasce d’età ’’scoperte’’, e prevenire i suicidi. Su mia proposta nel piano sanitario è stato inserito questo obiettivo. E intendo suicidi manifesti e no. I morti del sabato sera sulle strade sono per me suicidi mascherati. Dobbiamo occuparci di solitudini, depressioni, tossicodipendenze.
Di risparmi non parla anche Sirchia?
Veramente lui parla di qualità e di evitare gli sprechi. Sulla salute non si può e non si deve risparmiare, anzi si deve spendere di più. Tutto ciò che è risparmiato oggi, tra l’altro, costerà domani. Anche Berlusconi la pensa così, ma dice: prima bisogna risanare l’economia. I governi precedenti parlavano della luna e non avevano di che innaffiare l’orto...
Però tornano i ticket.
Devono esserne esclusi i non abbienti, i malati gravi, le cure di prevenzione. Ma per le medicine (specie gli psicofarmaci) hanno anche un’utile funzione di limitare l’abuso, che esiste.
La nuova classificazione della disabilità avrà effetti pratici?
Non è la soluzione, lo dico rischiando anche di essere antipatico. E’ per ora un documento importante. Dovrà diventare uno strumento operativo.
E come?
Io non sono un ’’sottosegretario gestore’’, istituisco commissioni vere. Una di queste è sulla disabilità, e dovrà tradurre in pratica queste indicazioni. Ci vuole una legge.
Come le spiegherebbe a chi non se ne intende?
Invece di definire con punteggi ciò che manca a una persona disabile, e ciò che non può fare, si misureranno con diversi parametri le sue potenzialità residue, una lettura più complessa, e in positivo. Il disabile non sarà più una somma di incapacità, ma un individuo che deve colmare la distanza che lo separa dalla salute fisica, psichica, sociale, affettiva».
Gabriella Ziani

Rubrica realizzata in collaborazione con

Associazione Laura Saiani Consolati - BRESCIA
http://www.psichiatriabrescia.it

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