POL.itPOL.it bannerPOL.it bannerPOL.it bannerlogo feedback POL.it banner
POL.it bannerPOL.it bannerPOL.it bannerPOL.it bannerPOL.it bannerPOL.it bannerPOL.it banner
POL.it bannerPOL.it bannerPOL.it bannerPOL.it bannerPOL.it bannerPOL.it bannerPOL.it banner

spazio bianco

OPG, OSPEDALE PSICHIATRICO GIUDIZIARIO
di
Franco Scarpa ( Montelupo Fiorentino)

  • Introduzione
  • Strutturazione interna degli OPG
  • Sanitarizzazione degli OPG
  • Problemi
  • Formazione del personale
  • Rapporti con i Servizi Psichiatrici Territoriali
  • Proposte per una Riforma
  • Conclusioni
  • Appendice I ( proposta di legge)
  • Appendice II ( proposta di legge)

  • STRUTTURAZIONE INTERNA DEGLI OPG

    La strutturazione interna attuale degli OPG è, essenzialmente, caratterizzata da una suddivisione in vari reparti ai quali vengono assegnati i soggetti ricoverati nell'istituto (internatio detenuti ), in base a criteri di natura giuridica e/o sanitaria.
    I criteri di natura giuridica sono rappresentati dalla posizione giuridica dell'internato che può essere provvisoria, o per meglio dire dovuta al fatto che l'internato non ha ancora concluso per intero l'iter giuridico e gli viene, quindi, assegnata una misura di sicurezza provvisoria; oppure definitiva, dovuta al fatto, per contro, che tutti i procedimenti processuali si sono conclusi e che la misura è stata definitivamente emessa. In altre parole, si parla, generalmente, di internati “provvisori” o “ definitivi”.
    I criteri di natura sanitaria riguardano la presenza o meno di uno stato di acuzie del quadro psicopatologico o di peculiari problemi internistici e/o disabilità fisiche. Sulla base di questi criteri è, quindi, possibile, distinguere un reparto di osservazione propriamente detto, un reparto per gli internati provvisori ed un reparto per gli internati definitivi. Una quota selezionata di questi ultimi viene, inoltre, inviata in altri reparti deputati esclusivamente ad attività riabilitative.
    Nel reparto di osservazione, caratterizzato da un elevato ricambio della popolazione carceraria, vengono ad essere accolte le seguenti categorie di soggetti: a) detenuti provenienti da istituti carcerari ordinari per un periodo di osservazione psichiatrica non superiore ai 30 giorni: tale valutazione viene disposta dall'autorità giudiziaria, su proposta del personale medico di qualsiasi carcere quando, a giudizio del sanitario, si sospetti la presenza di un disturbo psichiatrico; il compito dell'équipe sanitaria dell'OPG è quello, poi, di accertare se questo esista o meno e, quindi, proporre o meno l'applicazione di una misura di sicurezza, in base all'articolo 148 c.p. (nota 1, pag 11); b) internati nuovi giunti dalla libertà o da istituti carcerari ordinari, o meglio soggetti che giungono in OPG con una misura di sicurezza ancora provvisoria oppure definitiva e che devono necessariamente transitare in questo reparto per le iniziali valutazioni cliniche, psichiatriche ed internistiche, prima di essere destinati alle altre sezioni dell'ospedale; c) internati, già presenti in OPG, in fase di riacutizzazione del loro quadro psicopatologico, che necessitano, quindi, di una più attenta sorveglianza al fine di evitare gesti lesivi auto- ed etero-diretti; d) internati con peculiari problemi internistici e/o disabilità fisiche, che richiedono una più stretta assistenza e gestione delle varie problematiche cliniche.
    Le attività svolte in tale reparto, dal personale sanitario, possono essere così riassunte: a) colloqui psichiatrici e visite internistiche periodiche settimanali dei singoli internati al fine di un iniziale inquadramento diagnostico; b) individuazione del trattamento psicofarmacologico ed internistico più indicato per il singolo internato; c) gestione degli episodi di riacutizzazione del quadro psicopatologico mediante più stretta osservazione psichiatrica, interventi psicofarmacologici d'urgenza e/o contenzione fisica; d) gestione delle emergenze e dei vari problemi medici mediante interventi di guardia medica ed anche specialistici con l'ausilio delle strutture dell'Unità Sanitaria Locale convenzionate con l'OPG; e) gestione ed assistenza dei pazienti con disabilità fisiche.
    In conclusione si tratta di un reparto che, a causa delle sue peculiari connotazioni, si caratterizza per la presenza di elevati livelli di tensione emotiva che richiedono una stato di allerta del personale sanitario più intenso che negli altri reparti.
    Al reparto per gli internati provvisori vengono destinati coloro per i quali la misura di sicurezza è stata applicata, appunto, in via provvisoria. Le attività svolte in questo reparto dal personale sanitario consistono, ancora, di colloqui psichiatrici e visite internistiche periodiche settimanali dei singoli pazienti, allo scopo di proseguire il monitoraggio clinico, iniziato presso il reparto di osservazione ed individuare, in maniera più mirata, il trattamento psicofarmacologico ed internistico più indicato per il singolo internato. E', inoltre, possibile, proprio perché la popolazione di internati è più omogenea e permanente rispetto a quella del reparto di osservazione, l'avvio di un progetto trattamentale risocializzante e riabilitativo interno all'istituto, tramite l'inserimento dei singoli internati, a seconda delle loro caratteristiche personologiche e quando, comunque, il quadro psicopatologico ha raggiunto una fase di sufficiente compenso, in corsi di formazione professionale (es., giardinaggio, ceramica, falegnameria, legatoria), corsi di scuola elementare e media, corsi di risocializzazione (disegno, pittura, musicoterapia, teatro, attività motoria, fotografia, cineforum ed attività audiovisiva, tennis), gruppi di auto aiuto per pazienti psichiatrici ed alcolisti ed in varie attività lavorative interne (es., scopino, spesino, conti correnti, muratore, paglionaia, lavanderia, magazzino, officina, ecc.). Per quel che riguarda, invece, la strutturazione di un progetto trattamentale esterno, è possibile, in questa fase, data la non ancora ben definita posizione giuridica dei singoli internati, avviare solo dei primi contatti con i servizi psichiatrici territoriali, che dovranno poi seguire il paziente al momento della sua dimissione, al fine di ipotizzare, eventualmente, programmi di futuro reinserimento all'esterno del paziente.
    Il reparto per gli internati definitivi, infine, è quello deputato all'accoglienza di internati prosciolti e seminfermi con posizione giuridica definitiva e di detenuti in art. 148 c.p. (nota 1, pag 11), per infermità psichica sopravvenuta alla condanna. Per gli internati assegnati a questa sezione è possibile, quindi, essendo la misura di sicurezza ormai non più soggetta a ulteriori definizioni, l'avvio di un intervento di riabilitazione più approfondito ed articolato. Oltre alle attività risocializzanti già sopra descritte per il reparto degli internati provvisori, è possibile avviare, infatti, un concreto programma “di sperimentazione esterna”, caratterizzato da uscite dall'OPG così articolate: licenze orarie con volontari e con personale sanitario al fine di stemperare, da un lato, la crescente tensione emotiva derivante dal lungo internamento, e di testare, dall'altro, il progressivo riadattamento comportamentale del paziente alla vita esterna, dando così inizio ad un vero e proprio processo di riabilitazione; altre uscite sono, invece, programmate per partecipare a gruppi di riabilitazione esterni, o per l'inserimento in lavori socialmente utili od in future esperienze di cooperative lavoro, tutte facenti parte di specifici progetti riabilitativi che possono diversificarsi a seconda dei diversi istituti psichiatrici giudiziari e del diverso contesto socio ambientale in cui i singoli istituti si trovano. Per quel che riguarda, invece, i programmi di trattamento e reinserimento all'esterno in accordo con i servizi territoriali, si assiste, in questa fase, ad un intensificarsi dei rapporti tra gli operatori dell'OPG e quelli delle strutture psichiatriche in maniera proporzionalmente crescente man mano che la fine del periodo minimo della misura di sicurezza e, quindi, la futura dimissione del soggetto si avvicinano sempre più. In questa fase è importante, infatti, un'efficace collaborazione tra gli operatori delle due parti sopracitate, che deve basarsi, essenzialmente, sulla condivisione di obiettivi chiari e comuni riguardo a quello che sarà il futuro reinserimento del paziente e sul pressoché completo accordo relativo alle modalità di trattamento del soggetto, sia per quel che riguarda l'aspetto farmacologico che per quello socioriabilitativo. In altre parole, quando si delineano tali obiettivi, si deve intendere, in primo luogo, la sede esterna più idonea al reinserimento del paziente; il che cosa il soggetto andrà a fare in tale sede; e le possibilità, infine, dei servizi nel continuare a seguire il paziente sia per il trattamento farmacologico che per quello riabilitativo-risocializzante. Per quanto concerne la sede, è oltremodo difficile e, possibile, comunque, solo in un'esigua percentuale di casi, il rientro in ambito familiare, dati i vari gradi di disgregazione che si riscontrano nei nuclei familiari dei pazienti psichiatrici, da un lato non più in grado di gestire psicologicamente e materialmente il proprio congiunto, dall'altro, addirittura, neppure più esistenti come nucleo stesso. E', talvolta, molto difficoltoso anche il rientro nell'ambiente sociale, che ostacola, spesso, sia involontariamente che volontariamente il reinserimento del soggetto, a causa del naturale, ed ormai storicamente radicato, processo di rifiuto che la società ha verso la follia in associazione con il fatto-reato. La sede più idonea è, quindi, un luogo, in genere esterno sia all'ambito familiare che sociale, che ospita altri soggetti con gli stessi problemi e la stessa storia ed in cui équipe sanitarie multidisciplinari svolgono importanti funzioni di assistenza clinica e socio-riabilitativa. In altre parole, si fa riferimento a quelle “strutture intermedie”, “comunità”, “case alloggio”, “case di riposo”, ed altre ancora, tutte con proprie peculiarità riguardo alla strutturazione interna ed al tipo di trattamento, ma che, comunque, rappresentano una tappa intermedia, di passaggio, ed oltremodo importante di quello che dovrebbe essere il definitivo reinserimento del soggetto nella società. Tale processo, infatti, non può che avvenire in modo graduale, progressivo e ciò rappresenta o dovrebbe rappresentare, appunto, la linea operativa guida e comune, condivisa sia dagli operatori dell'OPG che da quelli dei servizi psichiatrici territoriali, in maniera tale che non vi sia una brusca frattura tra il “vivere nell'OPG” ed il “vivere di nuovo all'esterno”. Per quel che riguarda il che cosa il soggetto andrà a fare, ciò dovrà essere deciso sulla base di criteri eminentemente clinici che si rifanno, essenzialmente, al quadro psicopatologico, al suo grado di compenso, al livello delle capacità cognitive e comportamentali ancora integre e non intaccate dalla malattia, alle caratteristiche personologiche generali del soggetto.
    Vi è inoltre, nell'ambito degli OPG, un reparto deputato essenzialmente a programmi di risocializzazione e riabilitazione interna. Esso accoglie, naturalmente, soggetti “definitivi” (internati prosciolti e seminfermi con posizione giuridica definitiva; detenuti in art. 148 c.p., per infermità psichica sopravvenuta alla condanna), ma che vengono selezionati e destinati a tale sezione solo sulla base di criteri clinici: la presenza, cioè, di disabilità psichiche residue che permangono una volta che le fase più acuta ed impegnativa del loro quadro psicopatologico si è risolta ed equilibrata ormai da tempo. E' su queste disabilità psichiche che l'équipe sanitaria incentra il suo principale sforzo nel tentativo di far recuperare quelle capacità psichiche che lunghi anni di malattia psichiatrica hanno affievolito. Tale recupero viene attuato, per quel che riguarda l'esperienza ormai in atto da circa dieci anni presso l'OPG di Montelupo Fiorentino, mediante l'organizzazione e lo svolgimento di peculiari attività riabilitative, oltre quelle già riportate per il reparto per gli internati definitivi e per i provvisori, secondo il seguente schema. Innanzitutto, in questo reparto è prevista l'apertura continuativa delle celle dalle ore 08.00 alle ore 20.00. Ciò ha reso indispensabile strutturare la vita interna alla sezione valorizzando gli spazi comuni (sala ritrovo e cortile interno) attraverso l'organizzazione di attività socializzanti così articolate: a) attività ricreative (giochi da tavolo, partite a carte, ping-pong ecc. con organizzazione di tornei); b) gruppi di lettura (quotidiani, giornali, eventualmente libri); c) consumazione in comune di tutti i pasti giornalieri, per tutti i giorni della settimana, creando anche un ambiente più gradevole (tavoli apparecchiati, uso di tovaglie etc.); l'intento è quello di far si che la condivisione di questi momenti possa favorire l'aggregazione e consentire al paziente di riappropriarsi di quei gesti che rimandano alla "normalità" della vita quotidiana; proprio per questo, tale spazio viene fatto gestire in massima parte dai pazienti stessi, che si preoccupano di curare l'ambiente in cui i pasti si svolgono; d) assemblee di reparto, mensili, tra operatori e pazienti per discutere insieme i problemi sorti ed avanzare proposte circa la vita della sezione; e) programmazione di feste ed incontri, da effettuare con la partecipazione del volontariato, la cui organizzazione viene gradualmente delegata alle capacità decisionali degli internati stessi; f) individuazione ed attuazione di programmi personalizzati tesi al recupero di abilità compromesse, quali: 1) l'igiene e cura di sé e, quindi, cura dell'ambiente (propria stanza in particolare), nonché cura del proprio abbigliamento, con l'assistenza di un infermiere che segue i pazienti compromessi su questo piano, aiutandoli nello svolgimento di queste attività con l'obiettivo di arrivare ad una graduale autonomia; 2) capacità socio-relazionali mediante l'assistenza di un infermiere che si occupa di stimolare il paziente compromesso su questo piano ad alzarsi dal letto, uscire dalla stanza, attivando le sue capacità relazionali (mediante attività anche banali tipo una partita a carte ecc.), prima attraverso un rapporto personalizzato, in seguito favorendo la sua interazione con i compagni.
    Al fine di realizzare le attività sopra elencate è infatti necessario la formazione di un'équipe multidisciplinare, per ciascuno dei reparti, che, generalmente, può essere cosi formata: da un vicedirettore sanitario; da consulenti psichiatri; da una medico internista; dal personale infermieristico; da uno psicologo e da un educatore; da operatori volontari, quali ad esempio, gli obiettori di coscienza; e dal personale di custodia, per ciascun reparto, al fine di assicurare e coadiuvare lo svolgimento delle attività riabilitative proposte. Al fine, inoltre, di valutare l'andamento delle attività e dei vari programmi personalizzati si effettuano riunioni settimanali di tutti gli operatori componenti l'équipe dei rispettivi reparti.

    spazio bianco

    RED CRAB DESIGN

    spazio bianco

    Priory lodge LTD

    Click Here!